Piacevolissima serata letteraria venetichese, dal titolo “Scrittrici sulle sponde dello Stretto da Camilla Bonfiglio a Nadia Terranova”, quella di ieri 30 luglio, organizzata con gusto, nella sede municipale, dalla locale LUTE di Nella Trimarchi.
Intorno alla contronaturale realtà della violenza sulle donne, nel suo senso più ampio, le due relatrici, la scrittrice Nadia Terranova e la ricercatrice Daniela Bombara, hanno sviluppato il ragionamento basato sul loro impegno a fare uscire dall’oblio la letteratura femminile siciliana, e quella messinese in particolare.
Tutto nasce dall’incontro di Bombara, durante le sue ricerche, con un libro senza copertina e non catalogato, nella biblioteca della facoltà di lettere di Messina (un’altra e conservata a Firenze), che, incuriosita, legge ed apprezza soprattutto per l’impronta anacronisticamente ribelle della sua autrice.
Si trattava del romanzo “Maria Landini” di Letteria Montoro (1825-1893), scritto, come osservato dalla stessa autrice, senza erudizione, ma con la sola “potenza del dolore che spinse quasi mio malgrado la penna”, e stampato nel 1850 dalla tipografia palermitana Claris e Roberti, mai entrato nel circuito letterario, a causa di un’ottusa cultura maschilista, non ancora del tutto superata, che rilegava l’universo femminile all’ombra di padri, mariti e padroni, nei soli ruoli di moglie e madre, destinandolo all’oblio.
Dove sarebbe rimasto senza l’appassionato lavoro della ricercatrice, che ha anche recuperato la lapide della Montoro, con la sua immagine e l’epitaffio “che l’anima forte ed eletta trasfuse in versi soavi e prose eleganti donna di spiriti liberali confortò i fratelli che combattevano per la redenzione d’Italia (moti del 1848 ndr)”, voluta dal comune di Messina e andata distrutta, ironia della sorte, con il terremoto del 1908.
Oggi invece “Maria Landini” non solo ha ottenuto una ristampa dalla casa editrice romana “L’Altra Città”, con prefazione di Terranova e postfazione di Bombara, ma è anche diventato il romanzo letto da una delle protagoniste dell’ultimo lavoro della stessa Terranova “Trema la notte” (2022), che ha tante somiglianze con la protagonista montoriana.
L’escursus delle relatrici, moderato da Rosanna Gangemi, incorniciato dai virtuosismi musicali a tema del gruppo etnico-folkloristico “Malanova” e intervallato dai brani letti da Maria Rita Gitto, è partito da Camilla Bonfiglio (1603-1649), con la sua triste riflessione sulla cinica violenza degli uomini che “con forsennata rabbia diffamano e sprofondano le misere donne nel mare con perderne l’anima, la vita e l’onore”.
Per passare a Cettina Natoli (1867-1913) che, nel suo romanzo Margherita Rotn (1886), scrive dell’assassinio della protagonista, soffocata dai baci del marito, il vero orrendo tradimento, col dubbio movente della gelosia o del suo intollerato riscatto sociale mediante la letteratura.
E quindi giungere a Nadia Terranova, per la quale “Le donne vivono col sentimento della paura sin dalla nascita perché sanno di essere in pericolo di vita a causa della violenza maschile”, come appare in “Trema la notte”, i cui parallelismi con “Maria Landini” riguardano anche il tema gotico, individuabile nel male che, con effetti ancora più devastanti, spesso è insito nella stessa famiglia.
I “Malanova”, con i “friscaletto” del saponarese don Tindaro Cucinotta, hanno suonato e interpretato il canto d’amore “Cu ttia”, “Bbona sorti” su Graziella Campagna e “Rosa senza spina”, ballata dedicata a una donna che ha speso tutta la sua vita per il bene degli altri.
Tra il numeroso entusiasta pubblico, la romettese Maria Andaloro di “Posto Occupato”, lo sceneggiatore Mario Falcone, il presidente della locale associazione “Venetico per tutti” Pippo Sfameni e il vicesindaco Salvatore Mezzatesta.