Il giudice monocratico, Simona Monforte, ha assolto perché il fatto non sussiste il presidente della Fenapi Carmelo Satta e l’ex direttore Cateno De Luca che, insieme ad altri collaboratori, erano stati accusati di evasione fiscale a seguito delle attività di verifica svolte dalla Guardia di Finanza presso il Caf Fenapi.
“L’assoluzione piena di tutti i coimputati perché il fatto non sussiste – affermano gli avvocati Covino e Mannuccia – permette di valutare con più serenità l’intera vicenda giudiziaria. Attendiamo le motivazioni, ma la sentenza del giudice monocratico ha affermato chiaramente che, non solo non sussiste alcuna ipotesi di falsa fatturazione, ma, ancor più a monte, non sussiste alcuna forma di evasione fiscale da parte del CAF Fenapi, di Satta (all’epoca rappresentante legale) e, più in generale, da parte dell’intera associazione Fenapi, che indirettamente era stata tirata dentro in questo processo.
Il Giudice, dopo aver tra l’altro ascoltato durante le oltre 30 udienze più di 40 testimoni, ha potuto appurare la totale mancanza di illeciti tributari e l’assoluta insussistenza di qualsiasi ipotesi di reato fiscale in relazione a questa vicenda”.
“Con la sentenza di oggi”, afferma il Presidente Carmelo Satta, “giustizia è fatta e si conferma la liceità dell’attività che abbiamo sempre portato avanti. Abbiamo sempre avuto fiducia che la giustizia avrebbe chiarito la vicenda e avrebbe fatto emergere l’inconsistenza delle accuse. Oggi si chiude un capitolo triste per la Fenapi. Un grazie di cuore va a tutti i nostri associati, ai responsabili sindacali e a tutti i collaboratori che in questi anni ci hanno aiutato e spronato ad andare avanti nonostante tutto quello che stava accadendo, rinnovandoci in più occasione la loro fiducia. Il mio pensiero”, ha aggiunto ancora Satta, “va oggi a tutti coloro che, loro malgrado, si sono ritrovati coinvolti in questa vicenda: Giuseppe Ciatto, Cristina e Floretana Triolo, Nino Bartolotta, Francesco Vito, Carmelina Cassaniti e Fabio Nicita”.
“La Fenapi”, ha infine concluso il Presidente, “è fatta di uomini e donne che lavorano duramente, nel pieno rispetto della legalità, siamo felici oggi di poter allontanare da noi definitivamente l’ombra di un’accusa, dimostratasi infondata, che rischiava di vanificare anni e anni di sacrifici.”
“Il Sindaco Cateno De Luca assolto perche’ il fatto non sussiste da tutte le accuse di associazione a delinquere, falsi ideologici in atto pubblico e delitti tributari per la gestione del patronato Fenapi di primaria importanza nazionale. Fu arrestato due giorni dopo la elezione a deputato regionale – annuncia azioni civili, penali e disciplinari nei confronti dei magistrati che hanno determinato lo scempio da cui e’ stato travolto con danni materiali, morali e politici.
Oggi la sentenza del tribunale di Messina presieduto dalla Dottoressa Monforte, sul processo contro il Sindaco di Messina, Cateno De Luca, iniziato cinque anni fa e che determinò il suo arresto due giorni dopo essere stato eletto deputato alla Regione Sicilia. Fu accusato di associazione per delinquere, riciclaggio, frode fiscale, fatturazione per operazioni inesistenti, falso in bilancio in relazione alla gestione del Patronato Fenapi, organizzazione primaria nel settore. Oggi è stato assolto da tutto perché il fatto non sussiste. Finisce così il calvario giudiziario di uno dei pochissimi politici onesti del nostro Paese. Un calvario giudiziario che lo ha portato più volte in carcere e che si è tradotto sempre nella esclusione di ogni responsabilità. Inizia ora il calvario giudiziario dei magistrati che sono i responsabili della persecuzione giudiziaria perpetrata nei confronti del Sindaco De Luca. Oltre alle procedure per riparazione di ingiusta detenzione, sarà esercitata azione per danni materiali e morali nei confronti di quei magistrati e per sporgere denunzie per abuso di ufficio, falso ideologico in atti pubblici e calunnia contro gli stessi magistrati. Il tutto, insieme alla produzione di un dossier all’Ispettorato del Ministero della Giustizia per l’esercizio delle azioni disciplinari nei confronti di pubblici ministeri e giudici che, in concorso tra loro, si sono resi responsabili di uno scempio che ha pochi precedenti”, si legge in una nota degli Avvocati Prof. Carlo Taormina e Tommaso Micalizzi.