“I responsabili di Trenitalia, che ho contattato personalmente questa mattina, mi hanno chiarito che c’è stato soltanto un disguido tecnico che hanno già risolto”. Così il vicepresidente della commissione trasporti della camera dei deputati, Vincenzo Garofalo.
“L’allarme lanciato però mi porta a fare una riflessione più ampia sul sistema di trasporti. Una riflessione che abbraccia più fronti aperti.
Sono stati già approvati e inseriti nel contratto di programma 2017/2021, tra RFI e il Ministero delle infrastrutture, ingenti investimenti ferroviari per la Sicilia.
Per la tratta Messina Catania sono stati stanziati 2 miliardi e 300 milioni di euro; per la Catania Palermo gli investimenti programmati raggiungono 4 miliardi e 268 milioni di euro.
RFI e Bluferries hanno già stanziato 100 milioni di euro per acquistare nuove navi e migliorare il servizio di trasporto nello Stretto.
Investimenti che fanno comprendere come si sta lavorando concretamente e non a parole, per collegare la Sicilia all’Europa. Ma perché questo impegno venga ottimizzato occorre, lo ribadisco ancora una volta, il Ponte. Dobbiamo tornare a parlare del Ponte sullo Stretto ma con un approccio che eviti le strumentalizzazioni che fino ad oggi lo hanno fatto amare o odiare a seconda che si appartenesse o meno a un certo schieramento politico. Le infrastrutture non hanno né devono avere un colore politico. Le infrastrutture sono utili o non lo sono. E il Ponte è indispensabile per realizzare il progetto infrastrutturale del corridoio Palermo Berlino senza il quale rischiamo, come Paese, di restare tagliati fuori dall’Europa. Rischio che non possiamo correre e rispetto al quale dobbiamo porci il problema del futuro della nostra terra per i nostri figli e per i figli dei nostri figli. Costruire il Ponte vuol dire dare loro una possibilità di restare.
Ultimo punto. Riforma dell’Autorità portuale.
Come ho detto al ministro Delrio Messina va rispettata. Messina non è disposta a subire la riforma ma vuole e deve essere protagonista all’interno del nuovo sistema portuale. Deve avere garanzie sulla tutela delle sue vocazioni e competenze. La proroga al 31 dicembre a questo deve servire: a strutturare una riforma che ad oggi non offre certezze sul peso che ciascuna autorità portuale avrà nell’ambito della più vasta autorità di sistema. Fino a quando le garanzie non arriveranno questa riforma non troverà terreno fertile sul quale attecchire e nessuna collaborazione per la sua realizzazione perché è finita l’era degli assegni in bianco.