La ‘zona grigia’, cioè la promiscuità mafia-politici-professionisti-burocrati, a volte favorita dalla massoneria deviata, al centro dell’incontro di ieri sera, dal titolo ‘Il lato oscuro della provincia siciliana’, con lo scrittore galatese Luciano Armeli Iapichino, all’Aula Consiliare di Torregrotta, voluto dal sindaco, Antonino Caselli, e dalle associazioni ViviTorregrotta di Santino Archimede, Orizzonte Comune di Roberto Saia e Arkè di Antonio Portaro.
Nella sala gremita, alla presenza dei sindaci di Rometta, Nicola Merlino, insieme al suo vice, Nino Cirino, e di Monforte S.G., Giuseppe Cannistrà, del ex sindaco di Condrò Salvatore Campagna e del presidente del consiglio torrese, Domenico Portaro, di componenti della giunta Caselli, il vicesindaco Michele Formica e l’assessore Raffaele Nastasi (assenti Domenica Gringeri e Andrea Abate), gli interventi dei relatori, coordinati da Santino Archimede, si sono sviluppati sostanzialmente sul binomio protezione-impunità, che, generato all’interno della ‘zona grigia’, nasconde la verità e favorisce l’ingiustizia, con gravissimi riflessi sociali.
Ingenerando sfiducia nelle istituzioni, in questo modo, si creano – ha detto Armeli Iapichino – le condizioni che portano i cittadini a non uscire dalla confortevole ‘caverna’, paragonata dallo scrittore alla condizione kantiana dell’anomia (assenza di leggi) che caratterizza l’infanzia, sebbene si tratti di una posizione solo illusoriamente comoda, che, per dirla con le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, genera complicità con la mafia.
Dei “pezzi dello Stato non cristallini”, causa della sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni, ha detto il sindaco Caselli, riferendosi al fatto che spesso il primo cittadino, “front office” della politica, si trova a subire le generalizzazioni di tale diffidenza anche quando opera nel massimo rispetto della legalità, indicando quale soluzione la certezza della pena, dalla quale i responsabili talvolta sfuggono, con la conseguente alimentazione del distacco dalle istituzioni.
Sull’argomento delle istituzioni deviate è ritornato anche Armeli Iapichino con riferimento alla “Trattativa Stato-Mafia”, ed i conseguenti “depistaggi che hanno caratterizzato tante stragi da Portella della Ginestra in poi”, secondo lo scrittore tutt’ora in corso, come a suo dire si evincerebbe dalla mancanza di collaborazione con la giustizia dell’ultimo latitante mafioso arrestato.
Spesso indagato dalla letteratura, sociologia e pedagogia, il fenomeno della mafia è stato poco trattato dalla filosofia; con questo incipit, la relatrice Florinda Aragona ha introdotto il tema in tale ambito, spaziando da Plauto e Parmenide ad Hegel.
Secondo la docente, attraverso lo sviluppo critico del ‘dubbio’, base della filosofia, si può giungere alla verità e alla giustizia, questa non solo di diritto ma come concetto di vita, quali elementi necessari per sconfiggere la criminalità organizzata, attraverso un processo fondato sulla “comprensione prima del giudizio” che non può che passare da un “distacco critico dai fatti” e dall’ “abbandono delle dinamiche di parte”.
Prima delle conclusioni del presidente del consiglio torrese, che si è detto fiducioso nel raggiungimento della fine del fenomeno mafioso, mutuando il titolo dell’ultima Giornata della memoria delle vittime di mafia ‘E’ possibile’, Roberto Saia ha voluto ricordare Graziella Campagna con la proiezione di una parte del monologo tratto dal cortometraggio prodotto dalla sua associazione ‘Al posto Giusto’, che gli ha permesso di spaziare sulla zona grigia messinese, giornalisticamente chiamata ‘Rito peloritano’, nel cui ambito si è consumato l’efferato omicidio della giovanissima saponarese per mano della mafia, sebbene vivesse in un territorio detto “amafioso”.
Ai saluti finali di Archimede è seguito un forte applauso del pubblico, tra cui, faceva notare dispiaciuto Armeli Iapichino, erano presenti pochissimi giovani.