Il deputato messinese, Alessio Villarosa, comunica di aver discusso oggi un’interrogazione in commissione Lavoro con la quale chiedeva al Ministero del Lavoro i risultati dell’attività di vigilanza svolta in raccordo con la Regione Siciliana, competente e autonoma in merito, rispetto al contrasto del lavoro sommerso e irregolare e quali interventi urgenti intendesse adottare per colmare le gravi carenze d’organico dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro in Sicilia.
“Quanto venuto fuori dalla risposta ricevuta dalla Sottosegretaria Accoto è a dir poco scandaloso. A seguito dei manifesti di protesta affissi anonimamente a Lipari con la scritta “Cercasi schiavo”, che hanno anche raggiunto la ribalta nazionale, avevo deciso di chiedere al ministro del Lavoro se potesse illustrare l’attività svolta dall’ispettorato nazionale del Lavoro in tutta la Sicilia, l’unico ente competente che vigila e controlla il rispetto dei contratti di lavoro, la tutela della salute dei lavori e della sicurezza sul lavoro.
L’ispettorato nazionale non ha funzioni di coordinamento sul territorio della Regione Siciliana ma avendo sottoscritto un protocollo nel “lontano” 2016 avrebbe dovuto ricevere dei resoconti periodici dell’attività svolta.
La Sottosegretaria oggi mi comunica invece che siamo in attesa dal 2016 che la Regione Siciliana adotti diversi decreti attuativi previsti nel protocollo e pertanto non solo il Governo nazionale non ha alcuna informazione sull’attività svolta dall’ispettorato in Sicilia, ma la Regione promettendo di comunicarmi tutto successivamente comunica di non avere ancora neanche una piattaforma di raccolta unica dei dati di vigilanza ma solo, e incredibilmente nel 2022, sistemi obsoleti e non interoperativi.
Oltre a tutto ciò l’ispettorato del lavoro siciliano, che svolge egregiamente la propria attività, possiede una ormai cronica carenza d’organico avendo solo circa 60 ispettori per tutta l’isola.
Una situazione paradossale le cui conseguenze ricadono clamorosamente sulla pelle dei lavoratori siciliani costretti ad emigrare per trovare un lavoro degno di tale nome.” Conclude Villarosa.