Si è tenuto lo scorso lunedì 17 giugno l’evento “Dai giornali alla narrativa: storie di ingiustizia” nella sede della Fondazione dell’Avvocatura Messinese, in via Venezian 43 Messina.
Promotori dell’evento la Fondazione dall’Avvocatura Messinese, l’Ordine degli Avvocati di Messina e l’Associazione ALuMnime, con la collaborazione della libreria Bonazinga di Messina. L’evento è stato accreditato dall’Ordine degli Avvocati di Messina.
Presenti i due autori Lucio Luca con il testo “La notte dell’Antimafia. Una storia italiana di potere, corruzione e giustizia negata” (Compagnia Editoriale Aliberti, 2024) e Fabio Mazzeo con “58:11” (Cento autori, 2024). A dialogare con loro il Vicepresidente FAM Massimo Rizzo.
L’evento è stato moderato dal Redattore della Gazzetta del Sud Sebastiano Caspanello ed è iniziato con i Saluti del Presidente FAM Vincenzo Ciraolo, nonché socio fondatore dell’Associazione ALuMnime dal 2014.
«Ringrazio gli Enti coinvolti perché si è trattato di un lavoro organizzato in sinergia con l’Ordine degli Avvocati di Messina e con l’Associazione ALuMnime, che raccoglie ex allievi della Facoltà di Giurisprudenza di Messina. Eventi di questo tipo, costruiti sull’aspetto umano, ci danno la possibilità di trattare i temi della giustizia in modo diverso rispetto ai metodi canonici, facendo cultura non solo giudiziaria» così il Presidente FAM Vincenzo Ciraolo.
Sulla stessa linea anche il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Messina Paolo Vermiglio che ha condiviso pienamente lo spirito della Fondazione dell’Avvocatura Messinese.
La realizzazione di altri eventi in sinergia con la Fondazione dell’Avvocatura Messinese sono stati auspicati anche dal Presidente dell’Associazione ALuMnime Francesco Rende, nonché componente del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dall’Avvocatura Messinese.
Il tema della giustizia è stato approfondito con il Vicepresidente FAM Massimo Rizzo che ha dialogato con Lucio Luca autore del testo “La notte dell’Antimafia. Una storia italiana di potere, corruzione e giustizia negata” (Compagnia Editoriale Aliberti, 2024) e con Fabio Mazzeo autore di “58:11” (Cento autori, 2024).
«Uno dei rischi nei quali cade spesso la giustizia è quello di non valutare come merita l’aspetto umano. Dietro un reato, un processo, un’ipotesi accusatoria ci sono sempre uomini e donne la cui vita può essere stravolta per sempre. “La notte dell’Antimafia”, che ho pubblicato con Compagnia Editoriale Aliberti, racconta appunto storie di ordinaria ingiustizia dalle quali è difficile – se non impossibile – uscire fuori come se niente fosse successo. Perché nessuno ti restituisce il patrimonio ingiustamente sequestrato o confiscato e nessuna sentenza, anche assolutoria, potrà ridarti indietro dieci o quindici o anche vent’anni di calvario giudiziario. Averne parlato insieme a un collega di valore come Fabio Mazzeo, autore di un romanzo che racconta altre storie di abuso del potere, seppure di fantasia a differenza delle vicende che ho raccontato io, è stata l’occasione per ribadire che anche da parte di noi giornalisti occorre maggiore attenzione e rispetto per le persone quando si scrive su un giornale, o su un sito o in televisione. Un’opportunità di riflessione della quale voglio ringraziare la Fondazione dell’Avvocatura messinese che ha organizzato l’incontro, l’Ordine degli Avvocati della città e l’associazione AluMnime» queste alcune delle dichiarazioni di Lucio Luca.
«La giustizia, intesa come apparato, burocrazia, può diventare il nemico principale della persona. Fragile di fronte all’uccisione di una figlia come nel caso del killer del mio thriller, la vittima d’ingiustizia può subire una metamorfosi della psiche, e tornare all’idea di una vendetta che pareggi i conti. Con questo principio ho affrontato la ricerca e la stesura del mio romanzo. Mi sono chiesto perché, ho cercato di andare oltre le apparenze, ho cercato di scandagliare tutte quelle contraddizioni e, se sono mai ammissibile, motivazioni dolorose che portano un uomo comune, reduce di una dolorosa ingiustizia, a cambiare, a rasentare la pazzia, a farsi giustizia da solo, vendicarsi, come ultimo desiderio della propria esistenza. Questo il libro. Nella pratica credo che l’istanza di un sistema che regoli la giustizia debba essere la prima grande aspirazione di ogni buon governo. Da anni sentiamo del dibattito aperto per riformare un sistema pieno di difetti, ma la politica credo si muova guardando alle platee da accontentare o scontentare e non al cittadino che di quel sistema ha bisogno. Il nostro apparato sembra paradossalmente facilitare le ingiustizie. Il killer tradito dalla giustizia lancia un urlo di dolore, nessuno lo ascolta e alla fine si arma. Io non assolvo un serial killer, ma intendo scandagliare le motivazioni del cambiamento e suggerire un’azione mirata al sistema giustizia. Il collega Lucio Luca ha fatto esempi molto interessanti su come, spesso, anche gli stessi professionisti coinvolti si ritrovino incastrati negli angoli ciechi della burocrazia. Il mio testo, tengo a precisare, nonostante la trama sia di fantasia, è liberamente ispirato a fatti ed emozioni reali» così ha precisato Fabio Mazzeo.