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Il sindaco di Furnari Mario Foti, dopo il grave rinvenimento, di pochi giorni fa, relativo agli scarichi abusivi nel greto del Torrente Mazzarrà in prossimità della discarica per rifiuti non pericolosi gestiti da TirrenoAmbiente spa, continua la sua battaglia all’insegna della tutela della salute e dell’ambiente della comunità furnarese. Il primo cittadino Foti, constatata la gravità della situazione, ha deciso di inviare una missiva per conoscenza alle varie istituzioni preposte, a partire dalla Procura della Repubblica del Tribunale Ordinario di Barcellona, Prefettura Messina, Questura Messina, Commissariato P.S. di Barcellona, commissario della Provincia, Polizia Provinciale, Carabinieri Tenenza Barcellona, Stazione Furnari Carabinieri, Carabinieri NOE Catania, Guardia Forestale Messina, Guardia Forestale Barcellona, al Sindaco di Mazzarrà e Polizia Municipale di Mazzarrà Sant’Andrea, Tecnico Comunale del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea, Guardia di Finanza Provincia Messina, Guardia di Finanza Tenenza Barcellona, al Genio Civile di Messina, Procura della Repubblica Messina Direzione Distrettuale Antimafia, fino al Presidente Regione Siciliana e Assessorato regionale dell’energia e dei servizi di pubblica utilità, Presidente Commissione Parlamentare Antimafia, Presidente Commissione Bicamerale per il ciclo illecito dei rifiuti.

Ecco integralmente i contenuti e i punti principali della lettera:
“• Che in data 29.04.2015 lo scrivente si è recato nel Torrente Mazzarrà unitamente alla Polizia Municipale ed ai Carabinieri della Stazione di Furnari ed in prossimità dell’accesso alla discarica (appena cento metri più avanti), in un’area sottostante la stradella di accesso all’invaso gestito da TirrenoAmbiente spa, è stato scoperto un enorme cumulo di c.d.“pastazzo” costituito da inquinanti scarti agrumari.
• Che nella medesima area di circa 600/700 mq — come da documentazione fotografica esistente — con somma sorpresa sono stati riscontrati:
1. Un enorme quantitativo di acque putrescenti e stagnanti;
2. Una conduttura nascosta tra la vegetazione dalla quale fuoriuscivano acque di ignota provenienza e presumibilmente provenienti dall’invaso della discarica;
3. Una seconda conduttura di ampia sezione in polietilene, sempre collocata sotto traccia della strada in terra battuta, priva di scoli ma le cui adduzioni provenivano inequivocabilmente dalla discarica;
4. Su tutta l’area interessata ristagnavano liquami nauseabondi e notevoli addensamenti di materiale di colore rossastro che aveva procurato anche un disseccamento della vegetazione spontanea ivi esistente che solitamente avviene per l’eccessiva presenza di potassio;
5. Che in pari data è stata redatta dalla Polizia Municipale di Furnari una relazione relativa al predetto sopralluogo (prot. gen. 4488 del 30.04.2015) la quale si allega in copia.
Alla luce della superiore scoperta si evidenzia, ancora una volta, la grave criticità ambientale riscontrabile in prossimità del sito gestito da TirrenoAmbiente spa che insiste sull’alveo imbrifero del Torrente Mazzarrà dal quale il Comune di Furnari attinge le risorse idriche tramite i pozzi di contrada Lacco.

Stante quanto sopra e considerato che verosimilmente i predetti tubi potrebbero essere stati utilizzati per l’illecito smaltimento di percolato, prodotto dalla discarica gestita dalla TirrenoAmbiente S.P.A., (esistono dei dati di produzione di tale sostanza nell’invaso in questione che alimentano fortemente questo dubbio) è essenziale che vengano eseguite prove tecniche che comprovino quanto supposto, ovvero che:
• Mediante un georadar venga effettuato un tracciamento che consenta di seguire i lavori di interramento dei tubi in PVC sino al punto di origine;
• Venga svolta una adeguata indagine nei pozzetti presenti all’interno della discarica, ad esempio quelli di allontanamento delle acque di piazzale, mediante un tracciante (ad es. fluoresceina), che permetta di comprovare l’eventualità che gli esistenti tubi in PVC rinvenuti in loco possano essere stati utilizzati per l’allontanamento/smaltimento illegale di percolato all’interno del torrente Mazzarrà ;
• Vengano prelevati campioni di percolato nel luogo di ritrovamento dei tubi in PVC ed analizzati, al fine di comprovare, mediante analisi chimiche che il liquame non è stato originato dai rifiuti agrumari (c.d. “pastazzo”) , in quanto è concretamente ipotizzabile che questi ultimi fossero stati volutamente gettati sul posto per occultare le illecite fuoriuscite. Infatti solo mediante un approfondimento tecnico chimico (e non certamente biologico) si potrà stabilire l’incompatibilità del refluo con la tipologia di rifiuto. È, invero, quanto mai improbabile trovare determinati parametri tipici del percolato di discarica in altri percolamenti di natura biologica, quali sono i rifiuti agrumari;
• Venga effettuato uno studio sulle capacità di produzione di percolato all’interno della discarica e sulle quantità effettivamente smaltite negli ultimi cinque anni. Inoltre è opportuno effettuare delle apposite analisi sulla corretta attribuzione del codice CER al rifiuto liquido prodotto dalla discarica (percolato), avendo cura di ricercare TUTTI i parametri previsti dalla normativa, al fine di scongiurare che un rifiuto speciale pericoloso possa essere smaltito come NON pericoloso. E’ infatti noto che i laboratori ARPA troppo spesso non sono in possesso di tutti i reagenti o della tecnologia necessaria a determinare la corretta individuazione del codice CER, sicché spesso in modo sommario ed approssimativo rilevano, con i soli dati parziali acquisiti, ed in forza dei pochi reagenti a disposizione, che il rifiuto non è catalogabile tra i pericolosi. Questo dato è infatti incompleto ed insufficiente laddove invece, per poter escludere scientificamente la non sussistenza di un rifiuto non pericoloso, occorre invece procedere utilizzando oltre 100 parametri che effettivamente vanno ad individuare con assoluta certezza la pericolosità del rifiuto.
Sulla scorta di quanto accaduto e delle evidenti omissioni che in passato si sono verificate nella gestione del suddetto impianto, considerato che:
• nonostante l’attività di vigilanza sull’impianto demandata all’ARPA di Messina, si è giunti al superamento dei limiti di abbancamento per oltre un milione di metri cubi, volutamente conferiti illecitamente, senza che questo organo di controllo avesse in via preventiva mai rilevato alcun problema, dal quale adesso deriva un pericolo di crollo;
• che già la medesima ARPA, in una sua relazione del 2013, aveva rilevato nel greto del Torrente Mazzarrà e nelle zone adiacenti la discarica, valori superiori alla norma senza individuarne e ricercarne le possibili cause e senza informare il Comune di Furnari, i cui pozzi idrici sono a possibile rischio di infiltrazione;
tutto ciò premesso, considerato anche che questo Comune è titolare di un interesse concreto e legittimo a verificare la salubrità delle risorse idriche che alimentano la sua popolazione nonché riveste tecnicamente la qualità di parte danneggiata per i presunti reati ravvisabili nella fattispecie, con la presente nota si avanza formale richiesta affinchè:
1. le indagini tecniche su questa nuova vicenda vengano affidate ad altra ARPA diversa da quella di Messina (per esempio, Emilia Romagna, Lombardia, etc. ), certamente più idonea dal punto di vista tecnico ed estranea ai possibili interessi che ruotano intorno a questa vicenda, così emergono da informazioni apparse sulla stampa su una presunta “parentopoli” che vedrebbe assunzioni pilotate in TirrenoAmbiente spa, in cambio di presunta cecità amministrativa e di controlli (Cfr. settimanale “Centonove” del 23 aprile 2015, pag. 15, dal titolo “Parentopoli TirrenoAmbiente” ;
2. al momento del campionamento venga informato il Comune richiedente sulle relative operazioni peritali, per ottenere una doppia campionatura dei reflui prelevati al fine di provvedere a svolgere proprie indagini tecnico-analitiche”.