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“Un quadro opaco e a tratti imbarazzante”. Queste le considerazioni che riguardano anche la TirrenoAmbiente, società che gestisce la discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, anch’essa  presente nella relazione stilata dalla Commissione Parlamentare Antimafia dell’Ars.  Una relazione che ha messo in risalto alcuni aspetti oscuri che ruotato attorno all’intero ciclo dei rifiuti in Sicilia e che da subito ha evidenziato come “negli ultimi vent’anni funzione politica e ragione d’impresa si sono spesso incrociate lungo un piano inclinato che ha mescolato inerzie, inefficienze e corruttele”.

Il dossier della Commissione Antimafia dell’Ars, risultato di trentuno sedute  (dall’8 ottobre 2019 al 26 febbraio 2020), di numerose audizioni fatte a decine di giornalisti, politici e investigatori, di numerosi atti d’indagine delle Direzioni Distrettuali Antimafia siciliane, si compone di 180 pagine e fa un resoconto di analisi che fotografano la realtà dell’emergenza dei rifiuti siciliana.  Secondo la relazione dell’Organo parlamentare d’inchiesta, presieduto da Claudio Fava, anche l’impianto della TirrenoAmbiente  avrebbe beneficiato di “autorizzazioni rilasciate generosamente dietro l’alibi dell’emergenza”.

“Autorizzazioni  – si legge nel dossier – che spesso furono rilasciate in assenza di particolari misure di rigore e di prudenza – e ancora – Una modalità di lavoro che genera oggi non pochi interrogativi, soprattutto se letta alla luce delle numerose irregolarità successivamente riscontrate dalla commissione ispettiva voluta dall’assessore Nicolò Marino (con specifico riferimento alle autorizzazioni rilasciate, oltre che per TirrenoAmbiente, anche in favore di Oikos e Catanzaro Costruzioni). Il ricorso all’ampliamento, insomma, come una sorta di rimedio naturale all’emergenza. “Ma com’è stato possibile che provvedimenti autorizzativi così delicati ed onerosi (anche per le loro ricadute economiche ed ambientali) non fossero preceduti da una fase di condivisione politica e di strategia ma delegati sic et simpliciter all’istruttoria di funzionari nemmeno apicali?”  Questo, invece, il dubbio del dottor Marco Lupo, dirigente generale del Dipartimento acqua e rifiuti dal luglio 2012 al settembre 2014. “Io credo sia difficile pensare che in una Regione come la nostra vengano autorizzati, in due anni, circa tre milioni di metri cubi per quattro discariche, ovvero dodici milioni di metri cubi – dichiara Lupo nel dossier -.  Facendo un calcolo spannometrico di cento euro a tonnellata, stiamo parlando di un miliardo e duecento milioni di euro di autorizzazioni (…). In nessuna regione si possono autorizzare tre milioni di metri cubi di rifiuti senza che nessuno se ne accorga, senza che ci sia una volontà politica”.

Insomma, secondo Lupo il fatto che il Presidente della Regione, l’assessore al ramo ed i dirigenti generali fossero all’oscuro degli esiti di tali procedimenti è un’ipotesi impensabile. Eppure, la realtà dei fatti, a giudicare da ciò che è stato riferito alla Commissione, sembrerebbe decisamente diversa. “ Le due A.I.A. rilasciate, il 29 marzo 2009 e 22 maggio 2009, la prima all’Oikos per la realizzazione e la gestione della discarica di contrada Valanghe d’Inverno e l’altra a Tirreno Ambiente, per la realizzazione e gestione dell’ampliamento della discarica di contrada Zuppà”. La Commissione interna voluta dall’Assessore Marino nel 2014, determinerà che “entrambe le strutture erano caratterizzate da gravissime carenze di conformità legislativa”. Milioni di metri cubi autorizzati dalla Regione, ma l’assessore al ramo ammette di averne appreso notizia solo dai giornali.

“Un quadro grave con una serie di irregolarità procedurali conclamate”. Queste alcune conclusioni fatte dalla commissione Marino riguardo ai vari impianti, fra cui quello della   TirrenoAmbiente che gestisce la discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, Discarica che già nel dossier è chiaramente considerata “ ormai chiusa e destinata alla messa in sicurezza, anche alla luce delle recenti iniziative intraprese dalla Regione Sicilia.  “La Commissione – si legge ancora –  ritiene opportuno dedicare a questa vicenda un futuro specifico approfondimento, anche sulla scorta di quanto riferito nel corso della sua audizione del 29 ottobre 2019 da Maurizio Crimi, sindaco di Furnari, comune limitrofo alla discarica”. Il sindaco Crimi, infatti, grazie alla consulenza dell’avvocato Mario Ceraolo, nel corso dell’audizione aveva presentato un corposo dossier di 700 pagine con allegati, foto e video della discarica, fra cui uno stralcio della relazione conclusiva della Commissione prefettizia d’indagine che nel 2015 effettuò un accesso agli atti amministrativi del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea che portò allo scioglimento degli organi amministrativi dello stesso Ente, che, tra l’altro, risulta essere azionista di maggioranza della società TirrenoAmbiente.

Pamela Arena