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Riceviamo in redazione e pubblichiamo integralmente una recensione del romanzo “Briciole di un Sogno” del Prof. Carmelo Aliberti curata da Jean Igor Ghidina, docente di Letteratura Italiana alla Blaise Pascal University-Francia. 

Con il “fresco di stampa” romanzo “Briciole di un sogno”, Carmelo Aliberti, il ben noto poeta e critico letterario, esordisce come scrittore, offrendo al lettore un prototipo di romanzo nuovo e diverso da tanta letteratura decadente, restituendo allo scrittore un ruolo fondamentale nel risanamento etico, sociale e spirituale all’uomo del nostro tempo che si sta autodistruggendo inseguendo la demenza di cancellare la presenza dei grandi valori umanistici, divorati dall’ambizione perversa di innalzamento sull’altare della divinità.

La copertina riproduce un dipinto del Panorama della micro patria dello scrittore, opera della pittrice barcellonese Cettina Pipitò. Il nucleo ispirativo è sempre la Sicilia analizzata nel suo lungo percorso di schiavizzazione, pur nei trapassi epocali sotto governi diversi che l’hanno sempre calpestata nella sua dignità e nei suoi diritti. Il pregio maggiore del romanzo sta nello spessore narrativo tematico da cui si staglia la sicilitudine di cui parlava Bufalino. Le voci narranti e la galleria dei personaggi mi paiono affascinanti, anche perché esulano da isotopie stantie, mentre lo scrittore ha saputo tratteggiare con somma delicatezza molte figure muliebri fra cui Rina e Carmelita.

Le citazioni di San Francesco d’Assisi, Dante e delle poesie dell’autore conferiscono indubbiamente una risonanza intertestuale, permettendo di carpire la linfa della letteratura che tutt’altro che mero svago diventa la conoscenza di sé e del mondo per il protagonista, alter ego dell’autore. L’innesto di lassie o frasi in siciliano contribuisce a rendere ancora più icastica la vivacità dei dialoghi e la forza rappresentativa del rovello dell’animo e di un’epoca. L’impostazione narrativa può sembrare centrifuga per un lettore medio che vorrebbe seguire un filo rosso.

Traboccano gli spunti e le riflessioni nel testo, ambientato negli anni 1960. Si può provare un certo disagio di fronte alle scene di stupro (Francesca la madre e Venerina la figlia, vittime emblematiche della crudeltà dei potenti e dell’aristocrazia agraria meridionali), corredate da indugi lubrici, che caricano di indicibile ferocia il satanismo dei neo-feudatari collusi con la classe politica. Certo, questa violenza contro le donne rimanda allegoricamente al sopruso secolare di un ceto dominante, ma talvolta l’ellissi o l’accenno possono essere una soluzione letteraria.

Ma il romanzo, oltre ad essere l’affresco analitico delle dolorose vicissitudini degli umili e dei miserabili schiavi contadini o dei nuovi schiavi legati alla catena di montaggio o bruciati davanti agli altiforni, soffrendo lo stillicidio di una lenta e dilaniante attesa della fine, è anche un romanzo d’amore, scandito dai rappresentanti di tre generazioni, legati da un invisibile filo che dal limpido sogno della arcaica civiltà, sopravvissuta fino alla più recente realtà contadina, s’innalza verso nuovi orizzonti di amore terrestre, come stazione di partenza per l’edificazione di un sentimento sul binario della responsabile consapevolezza, maturata attraverso un nobile comportamento ideale, che non viene infranto neppure dalla amichevole seduzione dell’amicizia.

Al sogno d’amore virtuale e letterario di Dante, si affianca una esemplare storia d’amore moderna, decentemente concreta frutto di un percorso di maturazione rigorosa, con il contributo dell’impegno del desiderio di sapere, al fine di poter inverare l’ascesi sentimentale con gli strumenti della ragione, che approdano razionalmente alla religiosità, e della cultura, soprattutto della letteratura, che penetra spontaneamente negli interstizi del cuore, involo costante e irrequieto nell’inseguimento di una visione irreale di una giovane donna, che negli enigmatici comportamenti è nelle poche parole, sospese nel significato e nell’anonimato, si dissolve nella irresistibile luce metafisica e talvolta si rifrange sulla tragedia delle vittime, facendo avvertire la sua aerea presenza con la diffusione di un profumo celeste.

Aliberti, che nelle moltissime opere di critica letteraria, dai saggi su Ignazio Silone, su Michele Prisco, su Fulvio Tomizza, su Carlo Sgorlon, su Lucio Mastronardi, ecc., alla poderosa Letteratura e Società Italiana dal Secondo Ottocento ai nostri giorni in 5 Volumi di 3.000 pagine di recente edizione, a cui ha dedicato l’impegno di una vita, anche attraverso il parallelo percorso di poeta, molto tradotto all’estero in 14 lingue, ha esplorato con un’ottica personale le opere di grandi o dimenticati autori, le correnti letterarie e i contesti storico-socio culturali che li hanno alimentati, con il suo romanzo programmatica mente si colloca su posizioni di assoluta novità nella storia letteraria italiana, caratterizzata da una fatale decadenza che ha condotto la letteratura a livelli apicali dell’estremo Decadentismo, con il conseguente. deterioramento delle ipotetiche sinergie reattive della struttura psicologica dell’uomo, proiettato verso il folle delirio dell’avidità del successo, del sesso, dell’apparire, del benessere e del devastante piacere assoluto, che hanno disintegrato ogni elevato valore che imprimeva un senso profondo al bisogno di vivere.

Infatti, in “Briciole di un sogno” Aliberti, dopo un “incipit” di ideale realismo psicologico, dove il suo “io”, devastato dal male di vivere, per poter sopravvivere nella infernale palude terrestre, insegue la visione di un sogno di vivere in un mondo ripulito da ogni scoria del pervertimento, attraversandole diverse stazioni esistenziali della società, partendo dalla odierna dissacrante condizione della questione meridionale, rappresentata nella storia delle vittime, incarnate nelle strazianti e orrende storie di personaggi femminili, imprigionate secolarmente nella “torre”della miseria e della schiavitù del sopravvissuto feudalesimo, che riescono, attraverso uno straziante itinerario esistenziale, a resistere e a lottare contro le crudeli avversità quotidiane, drammaticamente condivise dallo scrittore, sia attraverso il discorso indiretto libero, al discorso diretto, in cui lo scrittore monologa amaramente sulla tragedia delle vittime, che consolidano nell’autore il sogno di lottare per la redimibilità degli invisibili, dei miserabili, degli esclusi, dei devastati dal famismo supero mistico dei vecchi e nuovi riciclati padroni del potere, con l’incoercibile potenza di un riconfezionato sogno di limpido e ben ricamato sogno d’amore, di libertà, di amicizia, di solidarietà, di reinserimento dignitoso nell’itinerario esistenziale, non utopistico, ma alimentato da una nuova coscienza cosmica.

CARMELO ALIBERTI

Carmelo Aliberti è nato nel 1943 a Bafia di Castroreale (Messina), ha insegnato Lettere nel Licei classici, scientifici e delle Scienze Sociali. È cultore di letteratura italiana presso l’Università di Messina, dove ha svolto seminari su Silone e su Letteratura e cinema. Nominato benemerito della scuola, della cultura e dell’arte dal Presidente della Repubblica. Vincitore di numerosi premi, ha pubblicato i seguenti volumi di poesia: Una spirale d’amore (1967); Una topografia (1968); Il giusto senso (1970); C’è una terra (1972); Teorema di poesia (1974); Tre antologie critiche di poesia contemporanea (1974-1976). Poeti a Gradara(I..II), I Poeti del Picenum. Il limbo la vertigine (1980); Caro dolce poeta (1981,poemetto); Poesie d’amore (1984); Marchesana cara (1985); Aiamotomea (versione inglese del prof. Ennio Rao, Università North Carolina,U.S.A., 1986); Nei luoghi del tempo (1987); Elena suavis filia (1988);Caro dolce poeta (1991); Vincenzo Consolo, poeta della storia (1992); Le tue soavi sillabe (1999); Il pianto del poeta (con versione inglese di Ennio Rao, 2002). ITACA-(tradotta in nove lingue).Letteratura Siciliana Contemporanea vol. I,p.753, Pellegrini, Cosenza2008; L’altra Letteratura Siciliana Contemporanea(La Medusa Editrice,Ed. Scolasiche -Superiori e Univesità-). Critica letteraria: Come leggere Fontamara, di Ignazio Silone (1977-1989); Come leggere la Famiglia Ceravolo di Melo Freni (1988); Guida alla letteratura di Lucio Mastronardi (1986); Ignazio Silone (1990); Poeti dello Stretto(1991); Michele Prisco (1993); La narrativa di Michele Prisco (1994); Poeti a Castroreale – Poesie per il 2000 (1995); U Pasturatu (1995) e Vita, Passione, Morte e Resurrezione di Gesù (Rappresentazioni religiose in piazza ). Sul sentiero con Bartolo Cattafi (2000); Fulvio Tomizza e La frontiera dell’anima (2001); La narrativa di Carlo Sgorlon (2003).Testi, traduzioni e interviste a poeti, scrittori e critici contemporanei; Antologia di poeti siciliani (vol. 1º nel 2003 e vol.2º nel 2004); La questione meridionale in letteratura. Dei saggi su: La Poesia Di Bartolo Cattafi e Fulvio Tomizza e la Frontiera dell’ anima sono recentemente uscite le nuove edizioni ampliate e approfondite. E’ presente in numerose antologie scolastiche e sue opere poetiche in francese, inglese, spagnolo, rumeno,greco,portoghese, in USA, in CANADA, in finlandese e in croato e in ungherese. Tra i Premi, Il Rhegium Julii–Una vita per laCultura, Premio Internazionale per la Saggistica-“Il Convivio2006” per La Narrativa di Carlo Sgorlon. Premio “La penna d’ oro, del RotaryClub–Barcellona. Il Premio Colapesce (che si assegna annualmente a Messina a personalità che si sono distinte a livelli mondiali per meriti specifici) sua opera sono state scritte 6 monografie, una tesi di laurea e sono stati organizzati 9 Convegni sulla sua poesia in Italia e all’ estero. Ha organizzato convegno su: Tomizza, Cattafi Silone ,La questione meridionale e sulla letteratura siciliana contemporanea. Ora vive a Trieste e lavora nell’organizzazione della Rivista Internazionale di Letteratura, da lui fondata, giunta al XII anno di vita. Per contatti scrivere a terzomillennio2009@gmail.com