Riceviamo e pubblichiamo integralmente un articolo redatto da un’alunna della Scuola Secondaria di I grado “Verga” di Barcellona Pozzo di Gotto riguardante la vicenda legata al giovane Felice Giunta. Buona lettura.
La vicenda legata a Felice Giunta, sebbene sia accaduta ormai parecchi anni fa, risulta purtroppo ancora attuale ed oggi nel nostro Istituto scolastico abbiamo voluto dare parola alla sorella, dott.ssa Marilisa Giunta, tra i ricordi di Felice e la voglia di dare un esempio a noi adolescenti, in un periodo in cui la violenza giovanile è d’attualità anche nel nostro comprensorio .
Dolore. Sofferenza. Sconforto. Tre soli termini per riassumere la vita spezzata di un umile e giovane quindicenne barcellonese. Sogni distrutti, speranze e desideri spazzati via. Una vita stroncata dalla violenza repressa, da un’aggressività inaccettabile. Un episodio sconvolgente, brutale. Un segno incancellabile, un’incisione indelebile nella storia della nostra città, ma soprattutto nel cuore di tutti noi.
Non esiste e mai esisterà un vocabolo capace di descrivere o illustrare il triste avvenimento che ha scosso centinaia di cittadini, che ha turbato ogni singolo barcellonese. Angoscia. Tormento. Il solo pensiero rivolto a Felice rattrista e amareggia. Ci incupisce, ci provoca rammarico perché ancora oggi, dopo quasi due decenni, la storia di Felice è un’enorme ferita sanguinante e profonda. Un vuoto incolmabile, irrimediabile.
Ma la verità è che per non dimenticare è fondamentale portare avanti il ricordo per quanto doloroso, crudele e angoscioso. La memoria è l’unico strumento per evitare che questa vita spezzata venga ignorata o messa nell’oblio. La morte del giovane Felice Giunta non merita e non può essere sottovalutata. Non puó essere considerato un avvenimento del passato, una semplice fatto di cronaca, insomma un comune episodio di cui rattristirsi. La morte di Felice è questo ma è tanto altro. È un’ingiustizia, è una prevaricazione, è prepotenza. È semplicemente inammissibile e intollerabile.
Non dobbiamo raccontare passivamente questa vicenda, ma dobbiamo sentirla, dobbiamo percepirla, dobbiamo essere capaci di immedesimarci, di calarci nella desolazione del padre, nella disperazione della madre e nel tormento della sorella. Dobbiamo metterci nei loro panni, identificarci e per un solo attimo riflettere consapevolmente, ragionare attentamente. Sostenere e reggere un dispiacere del genere è una sfida continua e costante. Per un genitore è difficile immaginare di aver perso definitivamente un figlio, avere per sempre smarrito quel legame, così forte, quel rapporto indissolubile, quell’ affinità inscindibile.
Noi tutti, abbiamo un solo dovere, un unico impegno ed è quello di tramandare, trasmettere e portare avanti gli ideali di Felice. È quello di far splendere ancora quel meraviglioso sorriso che contraddistingue Felice, quel luminoso e smagliante sorriso. Ricordiamolo come l’emblema della spensieratezza, della felicità, della sana giovinezza. La dott.ssa Giunta ci invita a “Continuare a diffondere e infondere il suo messaggio: “vivere la vita senza sprecare nemmeno un millisecondo, godersi interamente ogni attimo”. Sicuramente ci dona un saggio consiglio da seguire ed intraprendere: “Vivete la vostra adolescenza, divertitevi e siate felici, ma non dimenticate di combattere per i vostri ideali, di lottare affinché la legge della sopraffazione venga eliminata, affinché il bullismo sparisca.”
Io, una semplice ragazzina col solo desiderio di ascoltare, di crescere, di maturare, ho tratto un mio personale, ma spero universale, insegnamento da questo incontro: non tolleriamo più, scrolliamoci di l’indifferenza, il disinteresse. Interveniamo, perché è ora di non essere più degli spettatori incapaci di denunciare le scorrettezze, impauriti dall’esporre ció che pensiamo, terrorizzati dal giudizio altrui. Diciamo basta all’impassibilità, all’apatia. Stop al silenzio e all’omertà.
Maria Pirri classe 3 A
Scuola Secondaria di I grado “Verga”