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Nel pomeriggio di ieri, mercoledì 20 luglio 2022, ci siamo recati presso l’Oikos Museion di Barcellona Pozzo di Gotto dove il maestro Giuseppe  Messina ha illustrato la propria scultura “Monumento all’acqua ovvero Demetra o Cerere”, a due visitatori d’eccezione, gli artisti Irina Riabinova, russa, insieme alla giovanissima figlia e Francesco Trimarchi, messinese, presenti nella ‘casa museo’ del pittore/scultore/scrittore/poeta.

Giuseppe Messina ha raccontato quella che è la sua più recente opera, realizzata con grandi sacrifici durante il periodo della pandemia e che rappresenta Demetra, la dea della terra e fonte della vita, madre di Persefone. “Quest’ultima fu rapita da Ade e la prima cadde in depressione, una disperazione riversatasi sulla terra che si congelò. Quindi Demetra si rivolse a Zeus che riuscì a convincere Ade a riportarla a casa, così ecco che nacquero primavera ed estate, questo il mito.”

Il poliedrico artista Messina ha così continuato:” Demetra è la Dea della Vita che ci sfama, ci disseta, ci accoglie ed il giornalista-scrittore Melo Freni,?mio caro amico, ha voluto dedicarmi questo scritto:
“Demetra regina dei campi e dei granai, pur con nome di Cerere adorata, Pippo Messina ti ha voluto immortalare, in un tronco d’ulivo rianimare, gettando un ponte sopra una pianta antica, perché il mito non muore, eternamente in fiore, di regina dei campi agreste cuore, una mano d’artista ti fa onore”.

Diamo qualche informazione sull’opera. Giuseppe Messina ha impiegato circa sei mesi per realizzarla fisicamente anche se in verità dietro vi sono ben sette anni di studio, infatti in quest’arco di tempo l’artista ha realizzato due dipinti: “Monumento all’Acqua” (cm 150X100) nel 2015 e “Cerere o Demetra dèa della fecondità” (cm 255X175) nel 2016. Al tempo stesso realizzò un video in cui, in sintesi diceva che Cerere o Demetra, che rappresenta la terra, meriterebbe un monumento d’oro. È da allora che si è portato dentro tale idea: un monumento a tutto tondo per rappresentare la madre terra spesso violentata dalla malvagità umana e che ci sopporta.

Non è d’oro e neppure di bronzo, seppure sembri metallico, ma il tanto sognato monumento ha preso vita ed è stato realizzato in cemento armato con zinco. Un lavoro che è stato una impresa ardua che lo ha sfiancato, sempre in equilibrio precario sopra una scala, a tre – quattro metri di altezza, spesso seguito dagli sguardi del suo inseparabile cane Charlie che per la gioia, ogni volta che si sentiva osservato, muoveva la coda come per dirgli va avanti, non ti distrarre, io sono con te. Ha impiegato sette anni a pensare quest’opera, ma l’ha realizzata in circa sei mesi, lavorando tutti i giorni, ultimamente, con l’estendersi delle giornate, anche per dieci ore. Una fatica stressante che l’ha fatto dimagrire di cinque chilogrammi. Alla fine, però è riuscito a ultimarla.  Adesso, come detto, si trova nello spazio attorno all’Oikos Museion, la sua casa museo e nessuno potrebbe spostarla dal momento che l’ha voluta realizzare tra i rami di un ulivo a cui ha tagliato molte fronde, proprio come il letto di Odisseo: impossibile da spostare.

Tra l’altro Messina ha raccontato ai visitatori del pomeriggio di ieri che non è casuale l’accostamento fra Demetra e l’albero d’ulivo in quanto quest’ultimo fa parte dei miti greci e fu donato da Athena alla città che proprio per questo fu chiamata Atene, perché nella competizione con Poseidone che aveva donato un cavallo, fu preferita dal saggio Zeus/Giove. Evidentemente l’albero d’ulivo fu visto come superiore rispetto al cavallo.

Chiudiamo complimentandoci con Giuseppe Messina per questa sua nuova opera scultorea dalla postura dinamica come del resto sono tutti i lavori dell’Artista barcellonese, chi vorrà vederla mentre versa acqua dai capezzoli, dovrà recarsi all’Oikos Museion (prenotazione al numero telefonico 338 4969216). Salutiamo Messina che ci lascia con queste parole: “Questo è un omaggio a mio figlio Salvatore (Laurea in Scienze Biologiche e Laurea Magistrale in Biologia), docente presso un Istituto Superiore di Chiavari) che dalla Liguria ha seguito passo passo i lavori tramite foto e video”.

Per contatti con l’artista: messina.giusep@tiscali.it

Biografia.
Giuseppe Messina, è nato nella millenaria Gala, frazione del comune di Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina. Nella seconda metà degli anni 60, lasciata la Sicilia si è trasferito a Roma dove, entrato in contatto con il grande mondo della cultura, ha potuto aprirsi a più vaste conoscenze artistiche. Ha realizzato pregevoli opere che possono essere ammirate in esposizioni pubbliche e private in Italia, dove ha esposto assieme ad artisti come Salvatore Fiume, Ennio Calabria, Renato Guttuso, Remo Brindisi ed altri, ma anche all’estero (Russia, Argentina, Sud Africa, Australia, Canada, USA, Inghilterra, Malta ed altri Paesi). Nel 1981 ha fondato il Movimento per la Divulgazione Culturale. Nell’85 ha regalato alla sua città il periodico “La Molla” sul quale, oltre ai suoi articoli, hanno trovato spazio fatti e personaggi di rilievo (fra cui articoli dei giornalisti Melo Freni, Nino Bellinvia, Emilio Isgrò, Vincenzo Consolo, Marcello Crinò e tanti altri). Il mensile è nato dalla voglia di scuotere le coscienze, dalla convinzione del Messina che dalla periferia, dalla provincia, può e deve scattare la molla per sviluppare un discorso socio-culturale per mettere in risalto valori autentici, sconosciuti o sottovalutati. C’è da sottolineare che quella del giornalismo, quasi sempre trattante argomenti culturali artistici e sociali, è un’altra delle tante passioni che il Messina coltiva fin da giovane. Infatti, i suoi pregevoli articoli sono apparsi su diverse testate giornalistiche. Il Nostro manifesta un grande interesse per la letteratura e la mitologia classica in particolare ed è grazie a questa sua passione, che ha realizzato diversi poemi, tra cui: “Ulisse destino di se stesso”, “Penelope”, “Il testamento di Odisseo”, “La filosofia del saggio”, “Il tempo – Viaggio in ascesa verso il seno della terra” ed altri. Quella che gli ha dato grande notorietà resta, comunque,  la trilogia dedicata a Omero (per cui è stato insignito di medaglia d’oro del Senato della Repubblica), tre poemi endecasillabi, cioè “Odissea ultimo atto”, che continua “Odissea” di Omero (riprende infatti da dove il poeta cieco interrompe) e il Messina, con la sua fervida fantasia, che non conosce limiti, fa giungere Ulisse alla foce del Lugano e lo fa, poi, proseguire, fra querce ed uliveti, fino alla “Contrada del Latte” e Odisseo in persona, dietro suggerimento di Atena, chiamerà quel villaggio di pastori Gala); “Stirpi di Atlantide” che narra le ultime ore del mitico continente, prima di inabissarsi, e la fuga verso altre terre di una parte di quel popolo. Non contento ha completato la trilogia con “La leggenda di Omero” con cui ha reinventato e reso reale il più classico dei poeti, quasi a voler riaprire la questione omerica (e con la sua simpatica e travolgente creatività ci riporta in un mondo di miti, di eroi, di tradizioni, raccontando che il cieco cantore dell’Iliade e dell’Odissea, sia nato proprio nella Valle del Longano).