Continua il successo internazionale di Antonio Catalfamo, poeta e scrittore, docente universitario barcellonese, che ora si consolida nell’ex Jugoslavia, grazie al dialogo in versi con Giacomo Scotti, intellettuale poliedrico d’origini partenopee da lunghissimi anni residente in Croazia. Quest’ultimo, nonostante i suoi 95 anni, prosegue l’attività di scrittore, tra Fiume e Trieste, con echi in tutto il mondo.
È uscito un originale libro di versi con il quale egli dialoga con scrittori amici, scambiando poesie. Il titolo è già significativo: “I versi si danno la mano” (Multimedia edizioni). E’ stato presentato davanti ad un pubblico attento e numeroso presso la Comunità degli Italiani di Abbazia (Croazia). L’incontro, al quale ha preso parte la presidente del sodalizio, Sonja Kalafatović, è stato organizzato in collaborazione con l’Associazione “Tina Modotti” di Trieste e il sostegno dell’Università Popolare di Trieste e dell’Unione Italiana. Ha avuto ampia eco sulla stampa, a partire dalla “Voce del Popolo”, giornale storico degli italiani dell’Istria e del Quarnero.
Il volume è scritto a quattro mani con Gianluca Paciucci. Ma allarga ulteriormente i suoi orizzonti attraverso lo scambio di versi con amiche ed amici poeti. Tra i qualificati interlocutori di Scotti, accanto a Juan Octavio Prenz (1932-2019), Laura Marchig, Anna Volpe, c’è Antonio Catalfamo. L’amicizia tra i due rimonta nel tempo. Catalfamo si è imbattuto in Scotti nel corso della ricerca di studi per i volumi di saggi internazionali su Cesare Pavese che cura per conto della Fondazione intitolata allo scrittore langarolo nel paese natale, Santo Stefano Belbo (Cuneo).
Giacomo Scotti ha avuto un rapporto singolare con l’opera di Pavese. Nel 1947, mentre migliaia di italiani lasciavano i territori già appartenuti al loro Paese prima dell’accordo di pace che ne sanciva il passaggio alla Jugoslavia, egli procedeva ad un controesodo solitario: dalla sua Campania si trasferiva in terra jugoslava, portando nello zaino un libro di Vittorini e un altro di Pavese. Si insediava definitivamente in Jugoslavia e diveniva uno dei più autorevoli scrittori del Paese. Contribuiva enormemente a far conoscere l’opera di Pavese, propiziandone la pubblicazione non solo in lingua serbo-croata, ma anche in macedone, con suoi studi introduttivi.
Antonio Catalfamo, entrato in contatto con Scotti, ospitava in uno dei volumi pavesiani da lui curati (sinora ventidue) una testimonianza dello stesso su questa originale esperienza di diffusione dell’opera pavesiana in Jugoslavia, che si concretizzava in numerose e qualificate traduzioni. Anche la figlia dello scrittore partenopeo, Rita Scotti Jurić, docente di traduttologia e figura di vertice dell’Università di Pola, presso la quale ha ricoperto pure la carica di pro-rettrice, ha collaborato ai volumi pavesiani con un saggio che illustra la presenza dell’opera di Pavese in Jugoslavia.
Nasceva così tra Catalfamo e Scotti un’amicizia personale e un legame culturale destinato a durare negli anni. L’amico aveva recensito su “La Voce del Popolo” alcune raccolte poetiche dello scrittore barcellonese. Catalfamo, a sua volta, oltre ad occuparsi in sede critica dell’opera poliedrica di Scotti, aveva dedicato a lui alcuni versi, che ora vengono riproposti nel volume qui richiamato accanto ad altri dell’autorevole interlocutore e di prestigiosi scrittori suoi amici. Il dialogo poetico dimostra come la letteratura possa essere strumento di amicizia e di reciproco arricchimento tra i popoli. Di tutto ciò Giacomo Scotti rappresenta una personificazione, in quanto egli opera a tutt’oggi nell’area di cultura mitteleuropea che si colloca tra Fiume (ora città croata) e Trieste.
In occasione della pubblicazione e della presentazione del libro di Scotti, Antonio Catalfamo ha voluto rilasciare una dichiarazione in esclusiva a Orawebtv, che riproponiamo qui di seguito: “Mi fa piacere che il mio amico Giacomo Scotti abbia pubblicato il nostro scambio poetico in un corposo volume di risonanza internazionale. Alla presentazione egli è stato lungamente applaudito a conferma del prestigio di cui gode. L’applauso è stato esteso a tutti noi che con lui abbiamo interloquito nella vita e nella poesia. E questo mi lusinga molto.
Ho dedicato a Giacomo Scotti versi molto sentiti, perché ci lega una visione comune della funzione della poesia, della cultura, della politica come strumento di emancipazione delle classi lavoratrici. Scotti ha avuto il coraggio di andare controcorrente, di opporsi alle letture revisioniste della storia, alle provocazioni antislave che si sono susseguite nel corso dei decenni nell’area di confine tra l’Italia e la Jugoslavia. Per questo ha pagato di persona e subito ripetute persecuzioni, che, però, non hanno piegato la sua forza di volontà ed incrinato la sua tenacia.
Egli è, a mio avviso, il più grande poeta e scrittore vivente nell’area compresa fra Trieste e la Jugoslavia, oggi smembrata, ma non privata dei valori democratici e progressivi, che persistono nei suoi spiriti migliori, fra i quali Giacomo Scotti primeggia. Egli ha ridotto al minimo la terra di nessuno che separa vita e letteratura.
Rendo omaggio al grande combattente per la causa della libertà, che è essenzialmente nella nostra concezione comune liberazione dal bisogno e lotta per una società di uomini liberi ed eguali. Auguro lunga vita e rinnovati successi a Giacomo Scotti”.