Associazione di tipo mafioso, quali appartenenti alla famiglia dei barcellonesi; per uno di loro anche trasferimento fraudolento dei beni aggravato dalle finalità mafiose. Queste le contestazioni mosse a due persone, destinatarie di due misure cautelari emesse dal Gip del Tribunale di Messina, richieste dalla Direzione Distrettuale Antimafia ed eseguite dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Messina.
A sette persone, tra cui imprenditori edili, è stata contestualmente notificata un’informazione di garanzia per concorso esterno in associazione di tipo mafioso. L’inchiesta è il prosieguo delle indagini della Dda di Messina e delegata dal comando provinciale carabinieri di Messina nei confronti della famiglia dei barcellonesi nell’ambito della quale il 22 febbraio 2022 furono eseguite misure cautelari per 86 persone.
Le indagini ieri riguardavano estorsioni e traffico di droga, la gestione delle bische clandestine e della prostituzione, l’imposizione di prezzi e merce nel settore dei prodotti ortofrutticoli.
Quelle di oggi invece fanno riferimento all’infiltrazione di appartenenti alla famiglia mafiosa dei barcellonesi nell’ambito dei lavori di ristrutturazione edilizia ed efficientamento energetico con il cosiddetto bonus del 110%.
Sarebbe emerso un accordo tra un imprenditore edile, indagato per concorso esterno in associazione di tipo mafioso, ed un esponente della famiglia barcellonese, al momento detenuto in carcere, perchè individuato nella precedente indagine quale capo dell’organizzazione mafiosa.
Questo accordo, con il sostegno del sodalizio barcellonese, avrebbe dovuto favorire l’accesso al credito fiscale connesso al superbonus edilizio. L’imprenditore, in cambio di protezione, sostegno e sponsorizzazione del gruppo mafioso nel reperimento degli immobili dove eseguire lavori di efficientamento energetico, localizzati nella zona di Barcellona Pozzo di Gotto e comuni vicini, pagava l’organizzazione mafiosa, ottenendo anche l’affidamento di subappalti a favore di imprese vicine.
Sulla base dell’accordo stipulato in una casa di un esponente dei barcellonesi, sarebbe emerso che le due persone colpite oggi dalle misure cautelari segnalavano gli edifici dove fare i lavori, per accaparrarsi le commesse nelle zone di Barcellona Pozzo di Gotto, Pace del Mela, Furnari, Terme Vigliatore e Milazzo, ricevendo dall’imprenditore denaro indicato come accredito per non ben chiarite prestazioni d’opera.
Ancora i due avrebbero indicato all’imprenditore le ditte edili gradite al sodalizio mafioso che poi sarebbero state indicate dall’impresa principale per i lavori di subappalto, ricevendo risorse destinate all’esponente dei barcellonesi.
Per sfruttare poi i profitti del superbonus, sarebbe stata costituita un’impresa edilizia ad hoc, intestata ad un prestanome, ma di fatto riconducibile all’esponente mafioso, per eludere le disposizioni delle misure di prevenzione antimafia. Quest’impresa sarebbe stata coinvolta direttamente nello svolgimento dei lavori da parte della ditta principale, percependo risorse da destinare sempre all’esponente mafioso e agli appartenenti della cosca mafiosa.