Nonostante la stabilità negli ultimi periodi dell’inflazione e gli auspici governativi sulla normalizzazione del ciclo economico, chi fa la spesa capisce bene che la situazione non sembra migliorare affatto. Lo conferma anche l’indice dei prezzi all’ingrosso, realizzato da Unioncamere e BMT sui prezzi dei beni agroalimentari.
Nel mese di ottobre i prezzi dei beni del cosiddetto “carrello della spesa”, hanno registrato un aumento +2,2%. Il Codacons ha sottolineato come il listino dei prezzi di alimentari e bevande cresca a velocità tripla rispetto all’inflazione media e calcola un aggravio medio per le famiglie che si aggira su € 263 su base annua.
Le famiglie italiane, per l’anno in corso avevano già ridotto i consumi di questi prodotti, tagliando la spesa annua, per far fronte ai rincari degli ultimi anni, anche perché capiamo bene che questa tipologia di rincari colpisce maggiormente le fasce di popolazione con redditi più bassi.
Già da settembre si sono registrati aumenti dei prezzi all’ingrosso dei prodotti agroalimentari, infatti, registriamo rialzi mensili tra i prodotti freschi, soprattutto per quanto riguarda la frutta e gli ortaggi, carni di bovino e di pollame e le uova. Stabili invece i prezzi all’ingrosso nel settore ittico ad eccezione dei crostacei freschi, trainati dai rincari di gamberi e scampi.
Tra i prodotti lavorati, si è registrato un ulteriore rincaro per il burro e per i formaggi ed una sostanziale stabilità per l’olio di oliva e gli sfarinati di grano e riso. Per quanto riguarda il settore ortofrutticolo, sono stati due i fattori che hanno impresso aumenti ai prezzi: l’abbassamento delle temperature registrato a settembre che ha determinato una maggiore richiesta di prodotti autunnali e il caldo estivo che ha colpito le coltivazioni per un periodo molto lungo.
Grossi aumenti si registrano per pesche (+20%) e pere (+11%) , ancora maggiori gli aumenti per le zucchine (+74.8 %) rispetto allo scorso anno, per le melanzane (+65%) e per i pomodori da insalata (+37%). (#Unioncamere)