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La Corte di Appello di Messina ha prosciolto il giovane imprenditore Antonino Imbesi, operante nel settore degli agrumi e socio di Agrumi-gel Srl, una delle più importanti realtà industriali siciliane nella trasformazione degli agrumi e nella estrazione di succhi.

L’accusa mossa all’imputato e per la quale il Tribunale Collegiale di Barcellona P.G., due anni fa, lo aveva condannato in primo grado a 5 anni e 6 mesi di reclusione era di avere riciclato somme provenienti da delitto e connesse alla attività aziendale. Pendeva anche un sequestro di circa 900 mila euro.
La Corte di Appello di Messina proscioglie, invece, l’imprenditore che è stato difeso dall’Avvocato Antoniele Imbesi. La vicenda giudiziaria è complesso ed articolata.

Per gli stessi fatti, sottoposti al vaglio del Tribunale Barcellonese, si è celebrato anche un processo avanti il Tribunale Penale di Milano.
Il processo milanese, nel quale l’imprenditore è stato sempre difeso dall’Avvocato Antoniele Imbesi, ha assolto l’imprenditore perché il fatto non sussiste, ai sensi dell’art. 530 c.1, c.p.p., quindi con formula piena. Nei giorni scorsi si è celebrato davanti alla Corte di Appello di Messina il giudizio di Secondo Grado, avverso la sentenza del Tribunale Collegiale barcellonese.

L’Avvocato Antoniele Imbesi, difensore dell’imprenditore anche nelle vicende messinesi, ha eccepito, tra l’altro, l’improcedibilità per l’intervenuto giudicato assolutorio del Tribunale Collegiale di Milano sugli stessi fatti. La Corte d’Appello ha accolto le tesi difensive ed ha prosciolto l’imputato.

L’Avvocato Antoniele Imbesi, contattato dalla redazione ha dichiarato: “si chiude una vicenda articolata e complessa. Il combinato disposto dei provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria Milanese e Messinese attesta l’innocenza, con formula piena, del mio assistito. La Difesa ha sempre sostenuto che il reato presupposto alla base delle successive operazioni di trasferimento di somme di denaro fosse ontologicamente inconfigurabile. La Procura della Repubblica di Barcellona, concordava con questa ricostruzione giuridica, la Procura Milanese, invece, no. Ma alla fine è stato proprio il Tribunale Penale di Milano a darci ragione. Oltre ovviamente alla Corte di Appello di Messina”.