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di Antonella Cavallaro.

Filicudi: “Va dove ti porta il vento”, è lo slogan di una nota compagnia di navigazione. Stavolta il vento mi ha portato ad esplorare l’isola di Filicudi, una delle sette sorelle dell’arcipelago delle Eolie.

In età greca l’isola era conosciuta con il nome di Phoinikodes per la palma nana assai diffusa anticamente, ed ancora oggi presente sull’isola. Gli scrittori latini la chiamavano Phoenicusa. Strabone (I secolo A.C.) dice che l’isola assieme ad Alicudi (Erikoussa) era adibita a pascolo dagli abitanti delle altre isole.

Sul promontorio di capo Graziano sono presenti le rovine del villaggio neolitico e recentemente portate alla luce nel 1959 altre rovine sempre nella stessa zona che hanno il nome di rovine di Filobraccio. Sembra che fossero abitate da genti forse provenienti dall’Oriente, passando per Malta, e potrebbero essere i mitici “Eoli”, ma su ciò non si ha sicurezza. Il grande villaggio composto da capanne, stalle e spazi liberi destinati alla coltivazione agricola, testimonia la vita di una popolazione numerosa e ben organizzata.

Nella zona del porto si trova una sezione del museo archeologico eoliano con preziosi reperti provenienti dagli scavi di Capo Graziano e oggetti estratti da relitti naufragati nella secca di capo Graziano, come un insieme di anfore vinarie e ceramiche di vernice nera ed acroma. È stata ritrovata una tazza nell’insediamento di Filobraccio che probabilmente è il più antico esempio di rappresentazione narrativa della preistoria italiana nell’antico Mediterraneo. Linee a zig-zag, che possono essere interpretate come le onde del mare. Al centro una figura stilizzata nella postura dell’orante. Ai lati schematiche figure di imbarcazioni. Il disegno sembrerebbe narrare un evento preciso dove la gigantesca figura umana con estremità palmate che rappresenta forse una divinità marina distruttiva, emerge dal mare con effetti rovinosi su onde, isole e barche.

Ho visitato la casa natale del grande Medico John Joseph Bonica, illustre Filicudano che esercitò la sua attività di medico anestesiologo negli Stati Uniti a New York, è conosciuto come uno dei più importanti promotori dello studio sulla terapia del dolore, e fu anche campione del mondo dei pesi medio massimi nel 1941. Nel 1953 John Bonica pubblicò un libro di 1500 pagine intitolato “Management of Pain“ immediatamente tradotto in diverse lingue e considerato la “Bibbia” della diagnosi e della terapia antalgica. Al Multicare Tacoma General Hospital, Bonica fu il primo al mondo a sperimentare l’anestesia totale. Egli fu considerato un pioniere indiscusso dell’anestesiologia.

Un giro dell’isola in barca permette di scoprire incantevoli paesaggi che emergono da un mare limpido dal colore dello smeraldo. Le rocce assumono sorprendenti forme, come la testa di un cavallo, le canne di un organo ben allineate, una Madonna col bambino, un orso che beve accovacciato, uno scorfano gigante. Molte grotte si incuneano nei fianchi dell’isola come la bellissima grotta del Bue Marino.

Poi scorgiamo dal basso numerose macine in pietra lavica ben lavorate e rimaste in loco, raggiungibili dalla mulattiera che conduce al villaggio neolitico. Ci viene incontro la punta del Perciato con un caratteristico arco naturale,lo scoglio Giafante che ricorda un elefante, e alla fine maestosa compare “La Canna”, un faraglione colonnare alto 71 metri.

Da visitare anche il grazioso borgo di Pecorini a Mare, dove ha sede il centro di recupero delle delle tartarughe “Filicudi Wild Life Conservation”. Il tramonto è imperdibile da Stimpagnato, dove ci avventuriamo su un sentiero molto panoramico in mezzo alla rigogliosa vegetazione mediterranea,alla fine del quale ci accoglie un celestiale suono di violino, mentre il sole si sta tuffando nelle acque cristalline con sullo sfondo “La Canna” e l’isola di Alicudi. La stanchezza si fa sentire, ma siamo felici di avere colto le imperdibili bellezze di Filicudi, isola meravigliosa.

(Foto e Testo di Antonella Cavallaro)