di Antonella Cavallaro.
Siamo in Sicilia, e quando alzi gli occhi verso il cielo prima incroci l’Etna o “Muncibeddu” in siciliano, il più alto vulcano attivo del continente europeo.
Ma se ti trovi proprio al confine fra Peloritani e Nebrodi vedrai la caratteristica forma troncoconica dell’imponente Rocca di Novara (1340 m sul livello del mare) detta anche Rocca Salvatesta o Cervino di Sicilia, che fu riferimento di molti naviganti in passato.
In occasione dei festeggiamenti per il “Menzagustu” sono giunta nel bellissimo borgo di Novara di Sicilia, dove gli abitanti hanno dei tratti raffinati ed eleganti, che risentono del contatto con i francesi, e che parlano il dialetto Gallo-Italico. Quest’anno ho voluto essere presente assieme ai Novaresi all’emozionante e coinvolgente “Festino” del paese.
Molti tornanti dopo l’uscita dal casello autostradale di Falcone, e finalmente il borgo appare in tutta la sua bellezza, sovrastato dalla Rocca con il Leone dormiente accanto.
L’antivigilia, il 13 agosto, è caratterizzata dall’accensione delle luminarie sul Ponte di San Sebastiano a ritmo di musica, con giochi di luci e fuochi d’artificio e la folla che sta col naso all’insù.
La vigilia, il 14 agosto, a mezzogiorno in punto tutte le numerose chiese di Novara fanno sentire all’unisono lo scampanellio delle campane. È un onore potere partecipare e suonare una campana.
Nel pomeriggio alle 18:30 le Reliquie di Sant’Ugo, abate francese dell’ordine Cistercense, fanno capolino dall’Abbazia su una antica vara portata a spalla dai giovani novaresi e preceduto da gruppi di bambini festosi. Al suono della Banda Musicale e accompagnato dalle Confraternite locali, quello che è il Santo Compatrono di questa comunità, raggiungerà il Duomo dove sarà posto al fianco della Vara dell’Assunta. Per le vie festose (qui le chiamano “vaelle”) quest’anno dei madonnari hanno completato le loro bellissime opere e la serata si è chiusa in bellezza con uno spettacolo musicale del celebre cantautore Mario Venuti.
Finalmente il giorno di “Mezzagustu” sorge con un sole splendente. Dopo una mattinata trascorsa fra le Sante celebrazioni e performance della Banda musicale locale alle 20.45 in punto si assiste finalmente all’accensione della prima candela delle numerose che adornano riccamente la Vara dell’Assunta. Momento estremamente solenne e commovente quando i portatori si inginocchiano ai piedi della Santa Vergine col capo chino e ricevono la benedizione solenne, e si intona il canto che finisce con l’esclamazione “Evviva l’Assunta”. Immediatamente i portatori balzano in piedi e a spalla innalzano all’unisono la pesante vara al grido di “Evviva”. Questa come se fosse leggera come l’aria comincia a ondeggiare a ritmo scandito dagli “Evviva”. La folla numerosa finalmente intravede i portatori che con uno sforzo potente e manovre ben calcolate fanno scivolare con leggiadria la Vara, non perdendo il ritmo, dal grande dislivello che la separa dalla piazza, dove ad attenderla c’è la Banda e una folla di fedeli a fare da tappeto. Mentre le campane suonano senza sosta, ecco che l’Assunta inizia il suo viaggio che la porterà all’Abbazia, dove sosterà e da cui poi tornerà al Duomo.
Caratteristica di questa bellissima processione è il fatto che i fedeli non danno mai le spalle alla Vergine, camminando all’indietro lentamente a passo di musica. L’Assunta a questo punto continua il suo cammino verso gli stretti vicoli del borgo dove è uno spettacolo vedere la Vara che a malapena passa fra gli stretti balconi, e i bravissimi ed esperti portatori sono in grado di superare delle curve molto strette. “Aria-aria-aria”, gridano, per avere il cammino libero nei punti più critici e i fedeli si affrettano a liberare il percorso.
Ecco che Davide con la testa di Golia in mano accoglie la folla centuplicata nella piazza principale pluri decorata da luminarie bellissime. La Vara sosta al centro, i portatori si rifocillano, godendosi gli spettacolari giochi d’artificio che partono da dietro la piazza. Da qui finalmente e forse il tratto più bello e più lungo, l’Assunta riparte danzando e procedendo tre passi avanti e due indietro a ritmo di musica, con i fedeli che procedono a marcia indietro fino alla porta del Duomo dove lo scampanellio delle campane riaccoglie la Vara che sarà deposta accanto a Sant’Ugo, e dove si procederà allo spegnimento delle candele, fortunatamente tutte rimaste accese in quanto il fortuito spegnimento è indice di cattiva sorte per il borgo.
Il Menzagustu per me finisce qui ma il prossimo anno ci tornerò, voglio rivivere l’incanto che Novara sa regalare e poi… mi hanno detto che ci sarà l’Apoteosi, altre 14 statue di Santi, non me li perdo di certo…
(Foto e Testo di Antonella Cavallaro)