Riceviamo e pubblichiamo integralmente la relazione dei consiglieri di minoranza del gruppo “Novara Unita” del comune di Novara di Sicilia a firma Salvatore Bartolotta, Melissa Rao e Assunta Sofia, i quali rispondono alla relazione del Sindaco Gino Bertolami.
Presidente, Consiglieri, Compaesani Cari,
Entrando nel merito politico dei comportamenti della Giunta Comunale, il nostro giudizio sulla relazione del Sindaco in questi due anni è molto negativo. È necessario sottolineare che, in due anni di Consiglio Comunale, dei quattro assessori designati, solamente l’assessore Giamboi ha presenziato ad alcune sedute del Consiglio. Gli altri tre assessori non sono mai stati presenti, nemmeno quando si trattava di approvare i bilanci, cioè le questioni che maggiormente interessano il nostro Comune.
La Consigliera Sofia, durante l’ultimo comizio, ha elencato tutte le richieste inevase della minoranza, la richiesta delle motivazioni per cui tutti i consigli sono stati indetti di mattina e in giorni feriali, la mancanza di invio via PEC degli atti dei consigli, e così via.
Ora, brevemente, vi raccontiamo cosa è successo a questo Paese negli ultimi anni.
Sarete voi a trarre le vostre conclusioni e a formarvi un’opinione politica su questa amministrazione. E sarete voi, quindi, a decidere cosa sia necessario fare per il futuro del nostro paese. Passeremo in rassegna i fatti che riguardano la vita economica e sociale di questo Paese. Sono fatti acclarati dai numeri e da statistiche ufficiali nazionali. Non sono opinioni personali.
Negli ultimi 12 anni, il Comune di Novara di Sicilia ha perso circa 250 abitanti su un totale di 1.400, pari al 18% della popolazione. Di questo passo, con un calo di circa il 2% all’anno, tra circa 4-5 anni, il Comune di Novara di Sicilia scenderà sotto la soglia dei 1.000 abitanti.
A quel punto, quando il Paese avrà 1.000 abitanti, succederanno alcune cose. Le attività economiche che finora sono rimaste in Paese soffriranno e, se le cose non cambieranno, potrebbero chiudere o trasferirsi altrove. Circolerà meno denaro perché l’economia del Paese dovrà rinunciare agli stipendi, alle pensioni e ai redditi di coloro che ancora vivono in Paese. Di fronte alla riduzione del benessere, molti potrebbero scegliere di andarsene.
A quel punto, cari Consiglieri, è probabile (è successo in altri paesi) che la popolazione subisca un calo improvviso superiore al 3,4% all’anno, con un abbandono di buona parte della popolazione attiva e che lavora, soprattutto dei giovani, che sono la linfa vitale e la speranza di sopravvivenza del nostro amatissimo Paese.
Terminata la stagione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dal quale non abbiamo beneficiato significativamente, le attività economiche non avranno più ossigeno e il Paese morirà.
Come è potuto accadere tutto ciò? Come è possibile che il Paese stia andando verso la morte?
Vedete, cari Consiglieri, le cause sono complesse ma al tempo stesso semplici. Sono frutto di scelte politiche rispetto alle quali io e i miei amici abbiamo potuto fare ben poco.
Voglio elencare le principali cause del fallimento di questo Paese. Non delle Amministrazioni, ma del Paese.
Cominciamo dalla nostra economia.
Abbiamo boschi e foreste, territori agricoli, casali, percorsi naturalistici, palazzi, chiese, tradizioni gastronomiche, ma anche capacità di lavoro e competenze nell’agricoltura, nella pastorizia e nella forestazione, nel turismo e nel terziario. Insomma, un borgo che, anche se non in buone condizioni, potrebbe salvarsi, secondo noi. Abbiamo un borgo ancora bello, un borgo che potrebbe offrire una residenza a coloro che vanno in pensione e hanno bisogno di assistenza, e anche ai giovani che cercano lavoro (case di comunità o case alloggio per anziani).
Tutte le attività economiche legate a queste risorse sono in difficoltà. Ma perché succede questo? La risposta è semplice: in questi anni non è stato fatto nulla per far nascere, vivere e sviluppare attività economiche. Quel poco che è stato fatto è una fiammella al vento che rischia di spegnersi.Nei fatti, abbiamo assistito a una contrazione dei redditi del Paese certificata dall’ISTAT, l’Istituto Nazionale di Statistica. Questa contrazione, negli ultimi 12 anni, è diventata spaventosa.
Sapete cosa significa? Significa che questo Paese vivrà soprattutto di pensioni e che, quando i nostri pensionati non ci saranno più, ci saranno meno redditi in Paese e meno occasioni di lavoro.
Ma perché sta succedendo questo? Negli anni non sono stati fatti investimenti per la valorizzazione delle attività che lavorano nei settori del turismo, della cultura, dell’agricoltura, della natura, del sociosanitario, dell’agroforestale.Abbiamo perso occasioni di lavoro. Avete approvato bilanci che sono a dir poco disastrosi, rispecchiando l’immobilismo dell’attività del Comune: spese per servizi e investimenti nulle, fondi per il sociale inesistenti, investimenti in imprese, cultura, turismo pari a zero. 400.000 euro per i servizi di segreteria generale, senza una chiara spiegazione del perché i pochi fondi dell’ente siano concentrati in un unico calderone.
Mentre altri enti locali hanno ricevuto e stanno ricevendo molti fondi dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il Comune di Novara di Sicilia non ha ricevuto nulla perché non ha fatto nulla. Tra i pochi fondi arrivati, ci sono solo gli ultimi a cui ho potuto lavorare.Nel bilancio comunale non c’è nulla. Abbiamo perso un’occasione storica che ci aveva dato l’Europa e che non si ripresenterà più.
L’Europa rimane lontana perché non c’è una visione di lungo periodo, non sappiamo pianificare e non sappiamo progettare. Lo diciamo non solo come Consiglieri, ma anche come comunità. Abbiamo perso anche i Fondi Strutturali della Coesione perché non c’è stata nessuna progettualità. Avete chiuso il teatro, chiuso centri culturali e ricreativi, chiuso musei e, per molteplici cause, non abbiamo più i pochi turisti che avevamo. Abbiamo le case vuote.
Serve una strategia di ripresa e resilienza che attualmente manca.
Serve lavorare alla valorizzazione dei nostri beni comuni e al potenziamento dei servizi per gli anziani per creare lavoro durevole e attrarre famiglie giovani con bambini che possano lavorare in un settore coerente con il nostro tranquillo borgo.
Serve lavorare alla trasformazione dei prodotti della pastorizia e dei pochi prodotti agricoli con laboratori artigianali che producano prodotti di qualità.
Serve uno spazio di lavoro per chi lavora a distanza e desidera una abitazione poco costosa dove trasferirsi, magari con la famiglia (municipio digitale).
Serve uno spazio per i giovani, un luogo in cui possano socializzare, vedere film, ascoltare musica e sperimentare le proprie capacità, nonché formarsi per la creazione di nuove imprese.
Serve riaprire il teatro e dotarlo di attrezzature moderne per ospitare produzioni teatrali e assistere a eventi grazie alle nuove tecnologie virtuali.
Serve che diventiamo imprenditori dell’energia, producendo da noi l’energia con fonti alternative, così da creare nuove economie e finanziare nuovi investimenti.
Serve attrarre i giovani con offerte specifiche nelle nuove tecnologie digitali. Come sapete, nei prossimi anni, chi saprà governare queste tecnologie entrerà nel mondo del lavoro e potrà lavorare anche a distanza.
Serve attrezzare uno spazio per lo sport con tutte le attrezzature necessarie.
Serve qualificare la nostra offerta ricettiva con la rigenerazione dei quartieri abbandonati e, per fare questo, serve un piano e un programma di interventi supportati da architetti, economisti, artisti, designer e imprenditori del turismo, della cultura e della natura.
Servono formazione e accompagnamento per la creazione di attività d’impresa. Questo lavoro, cari Consiglieri, andava fatto prima, negli anni passati. Non è ancora tardi.
L’Europa delle Aree Interne esiste. Questa Europa ha gli strumenti, i metodi e i fondi; sta a noi prenderceli. Se continueremo a restare con le mani in mano, pensando che la politica dei favori personali possa salvarci, ci sbagliamo di grosso e il nostro paese sarà perduto per sempre.