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Le istituzioni civili, religiose e militari di Saponara, per la drammaticità del fenomeno, chiamano in causa la mancanza di un’appropriata cultura, nel giorno in cui si celebra la “Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne” ed il pensiero va a Giulia Cecchettin, l’ultima giovane vittima.

Lo hanno fatto durante il convegno dal titolo “Essere donna ieri e oggi – dall’esemplare modello di S. Maria Goretti ai giorni nostri” tenutosi, sabato mattina, 25 novembre, nell’Aula consiliare, con la partecipazione di importanti relatori: P. Nino Cavallaro, parroco di Saponara Marittima; P. Giannandrea Rizzo, parroco di Saponara; Giovanna Costanzo, docente di Filosofia morale all’Università di Messina; Piera Basile, avvocato penalista; Carmen Maira, psicologa; Riccardo Bevilacqua, Tenente dei Carabinieri; Mario Silvestro, Comandante della locale Stazione dell’Arma.

Come desiderato dall’organizzatrice, Assessore Rosalba Pino, la gravità del tema è stata trattata da diversi punti di vista, secondo le sensibilità e specifiche competenze degli intervenuti, sebbene le conclusioni siano state convergenti con la riflessione iniziale del Sindaco Giuseppe Merlino, sulla preminente importanza della prevenzione, ottenibile attraverso una crescita culturale da realizzarsi con il “contributo concreto di tutti”.

E specialmente – è stato detto – di famiglia e scuola, chiamate anche alla responsabilità di essere attente ai primi segnali per evitare il peggio.

Cultura, dicevamo, che non può non passare dalla considerazione – non uso apposta l’espressione giudicante di riconoscimento – del valore della donna, da sempre evidente in tutti i contesti sociali, nonostante i fallimentari tentativi della storia di offuscarlo.

A tale crescita culturale, oggi, partecipa anche la Chiesa con il suo Magistero – ha detto P. Nino – citando la lettera apostolica “Mulieris Dignitatem”, con la quale Giovanni Paolo II nel 1988 metteva in particolare risalto la dignità della donna, e l’omelia alla Messa del 1° gennaio 2020, in cui Papa Francesco arrivava a dire che “Ogni violenza inferta alla donna è una profanazione di Dio”.

Ed ha aggiunto che “non possono esserci dubbi sulla pari dignità dell’uomo e della donna, essendo l’essere umano stato creato, a sua immagine, da Dio, che è Padre e Madre”; specificando, emozionato, che “a tale creazione la donna continua a partecipare con la sua maternità”.

Dell’evoluzione normativa riguardante la donna, si è occupata invece l’avvocato Basile, evidenziando che solo nel 1996, i più aberranti delitti contro la donna, sono stati finalmente qualificati, con la conseguente elevazione della pena, come compiuti contro la persona invece che verso la morale pubblica.

Mentre, solamente qualche decennio fa – ha sottolineato – è stata abrogata la norma penale sul “delitto d’onore” e, grazie al coraggio di Franca Viola, quella concernente il “matrimonio riparatore”, che causava un “doppio stupro”, per il fatto che la vittima era costretta a sposare il suo violentatore.

Non è mancato un accenno alla procedura penale chiamata “Codice Rosso” che, da qualche anno, velocizza e rende più efficace l’azione giudiziaria a tutela della denunciante, anche con l’arresto del violentatore, l’allontanamento dalla famiglia, il divieto di avvicinarsi alla vittima o l’obbligo di dimora in altra città.

Sulla tragica fine, avvenuta nella propria casa nel 1902, dell’adolescente Maria Goretti, per mano di chi non si è fermato davanti al suo “No”, ci sono state le riflessioni di tutti gli altri, che hanno convenuto purtroppo sull’attualità delle dinamiche dell’evento.

Ai cenni storici di P. Giannandrea, conclusisi con i commoventi versi di una lettera, che l’autrice Cristina Torres Caceres immagina scritta alla madre da una figlia, che sa di poter essere la prossima vittima: “Se domani sono io, mamma, se non torno domani, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima”, è seguita la riflessione della professoressa Costanzo.

Per la docente, Maria Goretti, come tanti casi di oggi, ha sperimentato la violazione dell’intimità della dimora che, da quello di amore, comprensione e solidarietà, diventa luogo di supplizio morale e fisico.

Mentre, secondo la dottoressa Maira, Goretti ha raggiunto la santità, in quanto “ha rispettato i suoi confini”, non consentendo a nessuno di oltraggiarli, ed “ha superato i suoi limiti”, giungendo al perdono del suo aguzzino.

Oggi, il superamento dei limiti – ha detto la psicologa – deve consistere, per la donna, nel vincere la paura ed accrescere l’autostima, affinché non si faccia risucchiare dal vortice, a volte subdolo, della violenza.

Sul coraggio necessario per denunciare, si è soffermato invece il Tenente Bevilacqua, che ha usato lo slogan “basta dire basta”, per far comprendere come la richiesta di aiuto può far uscire la donna dal tunnel della violenza, magari aiutata, secondo il ragionamento del Luogotenente Silvestro, dal dialogo coi figli che, a volte, per primi si accorgono dei disagi familiari.

Senza trascurare, ha detto l’Ufficiale, le apposite strutture presenti in alcune caserme dell’Arma, chiamate “Una stanza tutta per sé”, nate dall’accordo con l’associazione Soroptmist International, ieri presente al convegno con Jenny Maio, che ha ribadito l’invito a chiedere aiuto anche chiamando il numero 1522.

Emozionante il “minuto di rumore”, fatto in sala da tutti, per significare che bisogna rompere il muro di silenzio intorno alla tragedia della violenza contro le donne, che cala dopo il clamore dell’ultimo evento.

Presenti molte donne, ma anche tanti uomini, insegnanti e alunni delle elementari e medie, con i loro elaborati grafici, rappresentanti del Servizio Civile comunale e, per l’U.DI.COM. (Unione per la difesa dei consumatori), il consigliere regionale Dario Giacoppo.

I lavori sono stati moderati dalla giornalista Lucia Cava.