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Erano tantissimi coloro che, nella chiesa di Sant’Antonio di Padova di Rometta Marea, ieri pomeriggio, attoniti,  come in un fermo immagine, hanno pregato al funerale di Gabriele, stretti con affetto al papà Franco, alla mamma Enza ed alla sorella Ylenia, mentre in cielo l’ultimo sole disegnava un arcobaleno di speranza tra le tristi nuvole scure.

Nel tempio, il silenzioso raccoglimento dell’assemblea, con il sindaco e tanti compagni di Gabriele indossanti una maglietta bianca col suo nome, già preghiera, è stato delicatamente rotto dal celebrante, P. Fabio Cattafi, parroco di quella comunità, solo “per far risuonare la parola di vita eterna di Dio”.

Una intensa preghiera collettiva, che completa la grande solidarietà manifestata per la triste vicenda da parrocchie, amministrazioni comunali, associazioni, amici e cittadini, ai quali più volte la famiglia di Gabriele ha espresso la propria profonda gratitudine.

Non deve essere stato facile neanche per lui, nonostante la vicinanza affettuosa dei concelebranti – P. Antonino Scibilia, P. Antonino Cavallaro, P. Piero Di Perri, P. Gianfranco Pistorino, P. Samuele Le Donne e P. Alessandro  Lo Nardo -, dal momento che P. Fabio si è sentito chiamato a dare risposta all’eterna domanda sul senso della vita.

“Ragazzi non chiedetemi perché; non so darvi una risposta” sono state le sue parole iniziali dell’omelia, prima di specificare che tale domanda attraversa la Bibbia e culmina, rimanendo sospesa e senza risposta, con con quella di Gesù sulla croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mc 15,34).

Ma vi è una speranza certa ad illuminare i momenti bui della vita: “Più forte della morte – ha detto P. Fabio – è l’amore; perché Dio è amore, il traguardo del nostro sentiero”.

E Gabriele ha fatto un miracolo d’amore, perché, “in un mondo sofferente e distratto, ha reso tanti più umani”, aprendo il loro cuore alla compassione (condivisione del dolore), con gesti di fraterno affetto e solidarietà.

Proprio tutto questo amore può farci dire, con le parole del Vangelo appena proclamate (Lc 24,5-6): “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto”, nella consapevolezza che chi fa esperienza dell’amore di Dio, con la morte risorge a vita nuova.

Questo ci è stato detto da Gesù, ma l’uomo, quando è smarrito, ha bisogno di sentirselo ripetere, quindi, come i discepoli sulla strada di Emmaus, non gli resta di chiedere: “Resta con noi, perché si fa sera”, come il coro e l’assemblea hanno soavemente fatto alla comunione con il canto del M* Frisina.

Mentre il canto finale “Pacem in Terris” dello stesso autore, con i suoi “forte”, ha richiamato la Prima lettura, tratta dal Libro delle Lamentazioni, in cui il grande gemito di dolore si faceva intensa preghiera di speranza, come quella che l’arcobaleno in cielo ha acceso nei cuori del corteo, che ha accompagnato a piedi Gabriele fino al cimitero.