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Come un abbraccio tra genitore e figlio possa far sì che “i loro corpi non si distinguano più, sembrino un tutt’uno, un’anima soltanto”, si può dire essere stata la sintesi del ‘cenacolo letterario’, svoltosi con Davide Faraone, venerdì scorso, 28 luglio, alla villa comunale di Rometta Marea.

E proprio grazie a questo stato d’animo, che potremmo dire simbiotico, si ha, con un ribaltamento prospettico, la “guarigione” di un padre, grazie all’aiuto della piccola figlia autistica.

Gli è accaduto davvero; e Faraone, mettendosi a nudo, lo ha voluto raccontare nel suo libro ‘Con gli occhi di sara’, del quale ha dialogato amorevolmente, al crepuscolo, davanti ad un pubblico rapito, con Pasquita Patti – amministratrice di sostegno di un giovane romettese – e la giornalista Serena Sfameni.

Lui, uomo politico di successo (attualmente membro della Camera dei Deputati), guardando la vita con gli occhi della sua (ma ora anche un po’ nostra) Sara, ha messo in discussione le sue certezze, arrivando a dire che “la felicità può essere trovata in realtà diverse da quelle convenzionali”, perché con Sara ha preso consapevolezza di “una felicità differenziata”.

Ma anche, da uomo di fede, giunto a chiedere come miracolo alla Madonna “solo quello di imparare a dare e ricevere amore”; proprio lui che considerava una debolezza il dimostrare amore.

Sara, oggi una ragazza di 17 anni frequentante l’Istituto Alberghiero, lo ha aiutato a uscire dalla sua solitudine, disagio che, contrariamente al pensiero comune, riguarda la società e non gli autistici, i quali “hanno invece capacità relazionali eccezionali, anche se rifuggono le ipocrisie, facilmente individuate perché sanno leggere nei cuori”.

Poi, rivolgendo uno sguardo alle istituzioni, sia civili sia religiose, ha detto che esse falliscono nella loro missione ogni qualvolta che “separano, lasciano indietro qualcuno, lasciano solo un bambino perché disabile”.

Nel libro non mancano immagini altamente liriche come quella in cui Davide, dopo averla guardata addormentarsi, esce dalla stanzetta di Sara, “ma prima fa l’occhiolino alla sua bambola preferita, in un gesto d’intesa tra i due, contro la paura e con la speranza che l’aiuti ad avere sogni leggeri”.

Paura? Di paure l’autore ne ha tante; lo spaventa: il “dopo di noi”, riferendosi alla vita dei figli disabili dopo quella dei genitori; il momento in cui Sara smetterà di andare a scuola, perché a quel punto sarà veramente difficile organizzare la sua giornata; le strutture che se ne occupano, che in tanti casi somigliano ai soppressi manicomi.

Ecco perché risulta fondamentale – ha detto – che lo Stato, diversamente da ciò che accade, organizzi al meglio il “dopo di noi” applicando bene, “durante noi”, le buone leggi esistenti, iniziando da quelle che consentano l’immediata individuazione delle persone disabili, “spesso anonime”, ed utilizzando efficacemente i finanziamenti stanziati ogni anno.

L’autismo muta nel tempo e con l’età, pertanto quando si pensi di averne raggiunto la governabilità, bisogna ricominciare daccapo, come il “Gioco dell’oca”.

Non è facile, ma il libro e la Fondazione Italiana Autismo, di cui lo stesso scrittore è presidente, possono essere di aiuto nelle molto frequenti situazioni di “solitudine” e disperazione.

Un incontro che ci ha “arricchito”, quello con Faraone e il suo vissuto, è stato il commento, ai saluti finali, dettosi interprete del sentimento generale dei lettori presenti, del sindaco, Nicola Merlino, visibilmente grato, entusiasta e compiaciuto.

(foto Nicola Merlino)