“Quando mi è stata prospettata questa cittadinanza onoraria, l’ho accolta con grande felicità, come se finalmente mi venisse dato il premio che desideravo”.
Sono state le prime parole di Emilio Isgrò da cittadino sanpietrese, in un’aula consiliare gremita di un pubblico festoso, a commento dell’unanime approvazione del consiglio comunale di San Pier Niceto, diretto dalla vicepresidente Chiara Catanese, della sua cittadinanza onoraria, voluta dal sindaco, Domenico Nastasi, insieme all’assessore alla cultura, Giuseppe Ruggeri.
Suo nonno Emilio (attore), dal quale “ho imparato più che di Aistotele” – ama ironizzare – e suo padre (musicista) erano di San Pier Niceto, paese dove, dopo il trasferimento della sua famiglia a Barcellona P.G., ritornava tutte le estati ed i natali, impregnandosi degli umori di quella cultura contadina e operaia del dopoguerra, che si sarebbero riverberati nella sua arte attraverso una concezione “liberale”.
Come Isgrò ha voluto dire alla tavola rotonda dal titolo ‘L’arte della cancellatura’, tenutasi poco prima nella settecentesca chiesa di San Francesco di Paola, dove hanno relazionato il novarese Gino di Maggio (direttore di una prestigiosa fondazione per l’arte contemporanea), Nino Sottile Zumbo (critico d’arte e scrittore) e le storiche dell’arte Valentina Certo e Antonella Nuccio, moderati dal giornalista Vincenzo Bonaventura, dopo i saluti iniziali dell’emozionato sindaco Nastasi e del parroco p. Francesco De Domenico.
Visibilmente contento del fatto che gli sono state riconosciute, cosa rara – ha detto -, le “radici culturali, che nel mio caso sono a San Pier Niceto”, Isgrò ha brevemente, ma efficacemente, tracciato quello che è stato il suo percorso artistico di poeta (esordisce nel 1956, ma già a 6 anni aveva dichiarato ad un amichetto di esserlo), scultore e drammaturgo, che nelle ‘Cancellature’ raggiunge forse la sua più significativa espressione, dal momento che, con tale linguaggio letterario, iniziato nel 1964, ha “spazzato via le avanguardie troppo conservatrici”, che comunque “non sono state tutte uguali e non hanno voluto le stesse cose”.
La società operaia di quei tempi – ha continuato l’artista – era un’emanazione del liberalismo, come quello di Gaetano Martino, caratterizzata da un pensiero “avanzatissimo”, frutto delle energie impiegate dall’aristocrazia, “che non disdegnava di essere vicina al popolo, per la sua crescita culturale ed economica”.
Diversamente da oggi, quando “a forza di un abbassamento del suo livello culturale, il popolo si è sentito escluso e quindi si è incarognito, col rischio che da esso non origini più sviluppo, ma disastri”, cosa che fa auspicare a Isgrò la “prudenza” necessaria nella conduzione della cosa pubblica, utile a “far diventare grandi le cose piccole e non il contrario, come sta avvenendo”.
‘La società operaia di San Pier Niceto’ è anche il titolo ed il tema del saggio della relatrice Nuccio, contenente numerosi riferimenti al nonno Emilio, citato gratamente dall’artista come la fonte dalla quale sono nate tutte le attenzioni che poi il paese gli ha rivolto, culminate nel conferimento della cittadinanza onoraria.
Essendo ritenute dall’artista “due facce della stessa medaglia”, con le cancellature di alcune parole di un testo, le restanti assumono un altro significato, quindi diventano un’altra opera, a volte verista ed altre lirica, sebbene sempre stimolante il pensiero critico.
Come chiosa Isgrò, che è giunto a “cancellare” la Costituzione, la Treccani ed i codici Civile e Penale, “gli artisti fanno domande; se l’arte non suscita domande non serve a niente”.
Tali interrogativi sarebbero necessari per superare l’attuale società “ansimante” a causa del decadimento culturale, discendente – a suo parere – dalla omologazione culturale della globalizzazione, attraverso un “tornare indietro, che non sia verso i localismi, provincialismi ed integralismi del passato, ma verso quella dimensione identitaria caratterizzata dall’amore: perché da un piccolo amore nasce una grande fiamma e solo amando si produce cultura”.
A tale conteso, ha fatto riferimento il sindaco Nastasi, quando ha voluto citare le parole del maestro “Io sono Emiio Isgrò e sono qui per disturbare” che, a suo parere, identificano meglio l’uomo e l’artista Isgrò.
Quindi, Isgrò ribalta la prospettiva della logica comune, secondo la quale il negativo è male ed il positivo è bene, facendo delle sue cancellature il negativo fotografico che sviluppa magnifiche nuove immagini poetiche, universalmente apprezzate, come dimostrato anche dall’appartenenza trasversale dei politici intervenuti alla sua “festa”.
Tra le opere del maestro, autore della scultura ‘Seme d’arancia’ nella piazza Stazione di Barcellona, sono state ricordate dal relatore Zumbo le cancellature dell’opera ‘L’Italia dell’art. 5’ – l’articolo della Costituzione che statuisce il principio dell’unità e l’indivisibilità della Repubblica, molto sentito dall’artista -, esposta, assieme alle tre copie originali della Costituzione, nella mostra permanente dal titolo ‘Lo scrigno della memoria’, ideata dal sovraintendente dell’Archivio Centrale dello Stato, Andrea De Pasquale, ed allestita, a marzo scorso, presso lo stesso Archivio.
Emozionante la motivazione del conferimento della cittadinanza ordinaria, che ha ricevuto un appassionato applauso di assenso generale: “In esecuzione della volontà del Consiglio Comunale di San Pier Niceto, si conferisce la Cittadinanza Onoraria all’artista, scrittore e drammaturgo Emilio Isgrò, per avere contribuito con le sue opere a diffondere la cultura, per i numerosi e prestigiosi riconoscimenti, ricevuti in campo nazionale ed internazionale, ricordando sempre e con orgoglio le proprie origini, e per aver mantenuto negli anni un affettuoso legame con la comunità sanpietrina, accrescendone il prestigio. L’Amministrazione Comunale è veramente onorata di averlo tra i componenti della propria cittadinanza onoraria”.
In conclusione, Isgrò, senza celare la sua vanità di artista, ha ringraziato il numerosissimo pubblico per l’affetto manifestatogli, al quale non sarebbe abituato dato che il suo lavoro lo porta spesso a restare in quella solitudine necessaria per l’ispirazione artistica, citando: Andrea De Pasquale, sovrintendente dell’Archivio Centrale dello Stato; Orazio Micali, direttore del museo regionale di Messina; Roberto Molino, assessore di Barcellona, presente con l’esperto alla cultura della stessa città, Salvatore Scilipoti; Claudio Lucchesi.
Ed ha salutato tutti con l’impegno di continuare il suo “sforzo verso la ricerca intellettuale e l’apertura al pubblico”, in modo da favorire il recupero del prestigio dell’artista, oggi offuscato dal mercato e dai mercanti delle opere d’arte.
Tra il pubblico anche: Santino Formica, in passato assessore e deputato regionale per diverse legislature; Maria Teresa Collica, già sindaco di Barcellona, con il consigliere comunale della stessa città Antonio Mamì; il sindaco di San Filippo del Mela, Gianni Pino; il costituzionalista Giacomo D’Amico; la sceneggiatrice e regista Viviana Isgró.