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Bellissima iniziativa dell’Arcipretura Santa Maria Assunta in Novara di Sicilia guidata da Padre Emeka Anthony Udechukwu che, il prossimo 4 dicembre 2022, onorerà Santa Barbara nel giorno della sua Festa Liturgica con la riapertura dell’antica Chiesa sita nella contrada omonima, da tanto tempo abbandonata insieme a tutta la zona.

In questi giorni un gruppo di volontari sta lavorando alacremente per pulire la scalinata e l’area circostante la chiesetta e certamente domenica molti novaresi che hanno vissuto nei tempi in cui questa zona era frequentata e vissuta, come chi scrive, proveranno particolare emozione nel vedere la Chiesa aperta e Santa Barbara nella sua ‘casa’.

Come scrive nel suo libro “Novara di Sicilia. La chiesa di San Sebastiano martire e le altre chiese scomparse” (Giambra Editori) il compianto Vincenzo Cartaregia: “La chiesa di Santa Barbara sorge a sei chilometri circa dal capoluogo, nella contrada Vina, ed è situata poco a monte della strada Nazionale 185, nel tratto che da Novara porta a Mazzarrà S. Andrea. La chiesa ha dato il nome alla zona circostante. Il sacro edificio con il tenimento di terre ad esso pertinente, nell’anno 1529, in perpetuo ed in infinito, fu donato all’Arcipretura di Novara, con tutti i diritti e preminenze baronali, dall’illustre Marchionne De Joeni, allora signore di Novara. Dopo qualche contrasto, “nell’anno 1592, l’Arciprete don Francesco Borghese, in esecuzione di bolla del Pontefice Clemente VIII, data in Tuscolo, nonis Octobris (7 di ottobre 1592) fu immesso nel possesso da Mons. Antonino Lombardo Arcivescovo di Messina delegato ad hoc dalla Santa Sede, assumendo il titolo di Abate Commendatario e Beneficiale di S. Barbara, titolo e dignità ritenuta dai suoi successori arcipreti i quali per tale titolo e dignità hanno usato, anche nella Madre arcipretale Chiesa insegne e preminenze prelatizie”. Così informa il Di Pietro.

“La data della donazione all’Arcipretura di Novara ci rivela che il sacro edificio è molto più antico (1529). La chiesa è piccola, ad una sola navata, ma graziosissima. Per secoli, sino a circa 70 anni or sono, è servita ai bisogni spirituali dei contadini che popolavano la zona. Essendo numerosi anche i ragazzi di quelle famiglie, l’Arciprete di Novara, quando necessario, andava a celebrare la loro Prima Comunione. Molteplici sono state nel tempo le vicissitudini in ordine al diritto e alla sopravvivenza dell’edificio. Intorno al 1618 la chiesa è stata quasi ricostruita. Negli anni ‘40 del XVIII secolo, a cura e spese dell’arciprete don Antonino Salvo, è stato ricostruito il tetto che era in precedenza precipitato. Anche successivamente la chiesa è stata restaurata e dotata di sacri arredi.”

A questo punto la narrazione del Cartaregia si fa più accorata, proprio per lo smisurato amore dello stesso verso questi luoghi: “Ma negli anni ’90 del secolo scorso, nuove infiltrazioni di acqua piovana hanno indotto l’arciprete don Enrico Ferrara a vuotarla degli arredi sacri e a inibirne l’uso. Abbandonato l’edificio al suo destino, col passare del tempo il muro laterale Sud cominciò a rovinare; la signora Anna Abbadessa, proprietaria della casa a valle, temendo la caduta della chiesa, ha scritto alla Curia Arcivescovile di Messina e alla Arcipretura di Novara chiedendone l’urgente riparazione. La Curia tacque. L’autore di questo scritto, non potendo assistere con dolore alla inevitabile perdita dell’importante bene storico, si è adoperato col compianto arciprete Ferrara a far sì che ciò non accadesse. In momenti diversi sono stati effettuati interventi di emergenza, a dispetto di chi brigava per l’abbattimento dell’edificio: l’esecuzione dei lavori è stata affidata all’impresa edile Trifiletti Filippo del luogo, sotto la direzione e la sorveglianza dell’autore del presente scritto, il quale ha sostenuto in toto anche la spesa della seconda riparazione avvenuta nel 2006.”

“Ancora, successivamente altri lavori hanno interessato il tetto e la stabilità dei muri dell’edificio: la croce tornò a svettare sul pinnacolo. La spesa relativa è stata sostenuta dalla Parrocchia. La chiesa non è caduta, benché per riaprirla al culto occorrono ulteriori importanti interventi. Essa resiste alle intemperie e alle incursioni dei vandali ma profondo è il senso dell’abbandono in quanti vanno a visitarla. Le case della zona, oggi, sono tutte disabitate, ma il grande valore storico e l’antichità dell’edificio impongono il suo recupero.” Infine l’autore si sofferma sulla bellissima statua di S. Barbara “in gesso, che in quella contrada andava in processione il 4 dicembre, con la gioia di molti novaresi che dal centro quel giorno andavano ad onorarla e a far festa, oggi si trova nella Chiesa Madre. L’arciprete don Enrico Ferrara, prima di lasciare questa terra, ha provveduto a restaurarla di suo pugno.”

Da aggiungere in chiusura che esiste anche un dipinto di Santa Barbara, opera realizzata nel 1833 dal barcellonese Gaetano Bonsignore e attualmente esposto nel Museo Parrocchiale.
Quindi l’appuntamento con novaresi e non è per domenica prossima 4 dicembre quando, dopo la Santa Messa delle 8.30 nella Chiesa Madre, alle 10.00 avverrà la Traslazione del Simulacro di Santa Barbara nell’omonima contrada. Alle ore 15.00 qui vi sarà la Santa Messa mentre alle 16.30 la Santa farà rientro in Duomo. Sarà certamente una bellissima giornata all’insegna della storia e delle tradizioni religiose più sentite dell’antico comune di Novara di Sicilia.

(Foto by Arcipretura Novara di Sicilia – Parrocchia Santa Maria Assunta)