Le periferie di Messina al cento del dibattito tenuto sabato dal MS cittadino nel Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, dal titolo “Il risanamento a Messina: fra obiettivi raggiunti e nuovi traguardi”. Superbonus 110%, progetto Capacity e partenariato pubblico privato: tre modelli da seguire per portare a compimento il risanamento delle aree degradate di Messina senza più commettere gli errori del passato, scongiurando la creazione di nuovi “ghetti” e nuovi casi di marginalizzazione sociale.
A fare il punto sul processo di rigenerazione urbana in città, questa mattina, sono stati: il deputato nazionale Francesco D’Uva, il Presidente Sicindustria Messina, Pietro Franza, il consigliere nazionale Oice, Franco Cavallaro, l’ingegnere Sergio Bruno, l’avvocato Annalisa Giacobbe esperta in diritto civile e amministrativo, Lucrezia Piraino, mediatrice sociale del Progetto Capacity, la consigliera comunale Cristina Cannistrà e il vicepresidente della III Municipalità, Alessandro Geraci.
“Il risanamento a Messina: fra obiettivi raggiunti e nuovi traguardi”: titolo ponderato e conciliante col quale il M5S, da un lato riconosce lavoro profuso per il recupero urbano, e quindi sociale, dei quartieri periferici, mentre dall’altro prende l’impegno a portarlo avanti con progetti lungimiranti, che conducano ad una loro rivisitazione urbanistica, secondo concetti edilizi che facciano tesoro delle esperienze negative che, con la vecchia concezione abitativa, hanno condotto alla realizzazione di veri e propri ghetti degradati, in cui è davvero difficile la vita e la crescita sociale delle famiglie.
Tanti gli argomenti affrontati nel corso del dibattito, dagli aspetti amministrativi alla necessità di ragionare sui diversi ambiti territoriali tenendo in considerazione, in primo luogo, le specifiche esigenze delle famiglie e dei cittadini coinvolti.
Ad introdurre il confronto è stato il parlamentare nazionale Francesco D’Uva, che si è soffermato sul cospicuo stanziamento di risorse da parte del Governo, grazie alla sinergia politica trasversale che ha portato alla Legge speciale per le baracche, mentre il candidato sindaco del centrosinistra Franco De Domenico ha illustrato i punti salienti del suo programma elettorale, auspicando una collaborazione produttiva fra tutte le realtà coinvolte: “Il risanamento sociale è importante tanto quanto il risanamento urbanistico.
Quanto fatto a Roma è la dimostrazione che è possibile e doveroso anteporre l’interesse della città agli interessi dei singoli”.
Pietro Franza, presidente di Sicindustria Messina, ha allargato la prospettiva del risanamento come occasione del rafforzamento del sistema imprenditoriale di Messina, ribadendo l’importanza della continuità amministrativa e l’assoluta necessità di differenziare le tipologie di intervento. A fargli eco, l’ingegnere Franco Cavallaro, consigliere nazionale OICE, che ha proposto la soluzione del partenariato pubblico privato, portando ad esempio vari casi virtuosi in Italia e all’estero.
È poi la volta dell’ingegnere Sergio Bruno, che ha illustrato uno studio territoriale degli ambiti di risanamento a Fondo Saccà e Camaro, con particolare riferimento al SuperBonus110: “L’80% delle baracche che c’erano in città 40 anni fa sono purtroppo ancora lì. È fondamentale un approccio diversificato, sfruttando magari gli incentivi statali in vigore fino al 2026”.
A seguire, l’avvocato Annalisa Giacobbe è intervenuta sugli aspetti civilistici e amministrativi, portando ad esempio il caso emblematico (e a lieto fine) di una cittadina, alle prese per anni con gli intoppi della burocrazia.
Lucrezia Piraino, in rappresentanza di “Fondazione di Comunità”, ha offerto il suo contributo sul progetto Capacity nelle vesti di mediatrice sociale, illustrando i tanti risultati virtuosi raggiunti in questi anni.
In conclusione, prima del confronto con i partecipanti, gli interventi della consigliera comunale Cristina Cannistrà e del vicepresidente della III Circoscrizione Alessandro Geraci. La prima ha parlato di emergenza abitativa, mettendo in evidenza la difficoltà di assegnazione degli alloggi popolari e la sovrapposizione di competenze tra il dipartimento competente e l’agenzia Arisme. Il secondo ha portato ad esempio il caso simbolico di Bisconte, con la costruzione, nel 2006, di 189 alloggi in un grande “palazzone” ridotto adesso in condizioni fatiscenti: “Non è emulando ‘le Vele’ di Scampia che si risolvono i problemi, dalla dispersione scolastica alla microcriminalità. Ogni territorio è un caso a sé: Fondo Fucile non può essere gestito come Bisconte. Non si può ragionare solo con l’ottica delle ruspe, ma bisogna pensare alla rigenerazione urbana”.
Immediata la replica di Cateno De Luca, a detta del quale delle baracche di Messina non vi è traccia di atti parlamentari, se si esclude un disegno di legge del 1960 che però rimase lettera morta, riconoscendosi come unico politico messinese che fattivamente si è adoperato per il recupero urbano e sociale dei quartieri. Sostenendo che, dopo aver sollevato il caso, ad agosto 2018, con un’ordinanza provocatoria di sgombro, e dopo gli insuccessi dei meritevoli interventi in tal senso dell’on. Matilde Siracusano, attraverso un accordo con Silvio Berlusconi, favorito dal presidente dell’ARS, Gianfranco Miccichè, è riuscito ad ottenere una norma speciale, la Legge Carfagna, col la quale sono stati stanziati 100 milioni per il risanamento delle baracche. Tale risultato sarebbe stato grazie al suo impegno elettorale per le europee del 2019, quando la sua assessora, Dafne Musolino, candidata con Forza Italia, ottenne 49.000 voti. E non solo, perché, sempre secondo quanto fatto conoscere dal leader di Sicilia Vera, attraverso un progetto presentato dalla Città Metropolitana, della quale lui era a capo, si sarebbero ottenuti altri 170 milioni per lo stesso scopo.
L’argomento è stato affrontato, anche da Clelia Marano (Sindacato Unione Inquilini Messina, già esperta del sindaco Accorinti), tra i primi sostenitori del candidato sindaco della sinistra più radicale, Gino Sturniolo, nella recente relazione per la Commissione Antimafia, dell’ARS, presieduta dal deputato Claudio Fava, sui lavori dal titolo “Inchiesta sulla condizione minorile in Sicilia”.
“Le aspirazioni che possono avere i minori che vivono ai margini sono uguali a quelle dei loro coetanei del centro”, ha riportato la Marano, aggiungendo “Esse coincidono perché riguardano, sia per i primi sia per i secondi, la ricerca di successo, lavoro, apparire. La differenza non sta quindi nei fini, ma nei mezzi. Da un lato abbiamo lo studio, per i giovani privilegiati, dall’altro il coinvolgimento in attività illegali, comunque retribuite dalla criminalità organizzata”, rendendosi necessario che anche i mezzi utilizzati dai giovani delle periferie, per raggiungere i propri obiettivi, siano improntati alla legalità, crescendo in ambienti idonei (per decoro, servizi, ecc.) a favorire tale approccio culturale.
Quindi, i programmi di recupero delle periferie sembrano essere impegno trasversale dei candidati sindaco, i quali, tuttavia, per essere efficaci dovrebbero individuare gli strumenti più congeniali.
Tra le possibili soluzioni, anche eventualmente indicabili dalla Commissione Antimafia, è auspicabile che l’eliminazione dei veri e propri ghetti, che si sono venuti a formare con l’edilizia popolare, avvenga attraverso una politica abitativa integrativa, cioè realizzata con l’acquisto e la costruzione di alloggi popolari sparsi su tutto il territorio urbano (e non concentrati in un luogo, peggio ancora se periferico e servito da pochissimi servizi), quindi in contesti multiculturali, forieri di reciproca crescita sociale.
Luigi Politi