Ecco la nota a firma del Prof. Giovanni Randazzo Docente di Geologia Ambientale UNIME e Vicepresidente Dott. Gianfranco Salmeri inviata al neo Governatore Musumeci sul tema dell’“emergenza rifiuti”.
Egregio Sig. Presidente della Regione Siciliana On. Nello Musumeci ,
a pochi giorni dal suo insediamento alla massima carica del Governo regionale, Lei si trova a dover fronteggiare l’ennesima “emergenza rifiuti”, risolta con l’ennesima autorizzazione per il conferimento in discarica. Abbiamo la certezza che il Suo Governo abbia ben chiaro un concetto: nella gestione dei rifiuti il male “peggiore” sono le discariche, e poiché il riciclo in Sicilia assolve a una minima parte dello smaltimento, il male “minore” è rappresentato dai termovalorizzatori. Invece negli ultimi decenni, con il succedersi di quattro diversi Presidenti della Regione e maggioranze politiche variamente composte, l’ordinaria “emergenza rifiuti” siciliana è stata affrontata smaltendo nelle discariche i 2,4 milioni circa di tonnellate di rifiuti prodotti dai siciliani. E questo è il risultato del fatto che, in Sicilia, non essendo presente una vera filiera della raccolta differenziata ed in assenza di termovalorizzatori, non vi è altra scelta che la discarica, che rappresenta il metodo di gestione dei rifiuti meno sostenibile in quanto lascia in eredità alle future generazioni gli scarti da noi prodotti. E’ utile, al riguardo, partire da due dati di fatto incontrovertibili. Primo: per quanto riguarda la raccolta differenziata, la Sicilia è certamente la Cenerentola delle regioni italiane, con una percentuale del 12,8% nel 2015, ma anche qualora i risultati fossero migliori, il vantaggio sarebbe vanificato dalla carenza di impianti industriali di riciclo e riuso. Infatti se anche in tutta la regione si raggiungessero le percentuali di raccolta differenziata richieste per legge (65%), le diverse frazioni verrebbero riciclate, comunque, in misura ridotta. Più precisamente, in Sicilia, i 22 impianti che trattano la carta hanno una capacità annuale di 80.000 tonnellate anno pari a circa il 10% della carta che potenzialmente si dovrebbe raccogliere in Sicilia; i numeri sono simili anche per la plastica per la quale i 40 impianti hanno una capacità di smaltimento del 5% circa e per quanto riguarda il vetro per cui le 24 ditte potrebbero arrivare a trattare non più del 16% del rifiuto potenzialmente prodotto. Ancora più preoccupante è il quadro relativo al materiale organico che costituisce il 25% della potenziale raccolta differenziata; il piano Lombardo prevedeva come prima iniziativa, quella di realizzare 19 impianti di compostaggio, ma ad oggi nessun impianto è stato realizzato e quelli privati esistenti sono assolutamente insufficienti. Il secondo dato è diretta conseguenza di questa situazione ed è rappresentato dalla presenza di discariche di tutti i tipi e diffuse in tutte le province dell’Isola. E’ evidente che al di là dell’emergenza quotidiana, il governo regionale dovrebbe porsi l’obiettivo di bonificare questi siti, restituendo alle future generazioni un territorio libero dagli effetti negativi di anni di politica ambientalmente incompetente. Per giungere a una risoluzione complessiva del problema, l’unica opzione possibile, non vi è il minimo dubbio, è quella di realizzare dei termovalorizzatori, che permettano di affrontare l’emergenza e bonificare l’esistente. I Paesi che si sono emancipati dalla discarica lo hanno fatto costantemente per mezzo di uno sforzo congiunto su più fronti: recupero di materia da un lato e produzione di energia dall’altro. La realizzazione di termovalorizzatori non potrà risolvere il problema contingente ed emergenziale in tempi rapidissimi, per questo, a nostro avviso, si dovrebbe concordare una road map, articolata su un periodo di almeno 5 anni per la loro realizzazione e su alcuni punti di carattere gestionale, semplici, ma ineludibili:
1) Chiusura delle discariche esistenti e avvio della loro bonifica a carico dei proprietari;
2) Individuazione di aree dove realizzare mini discariche pubbliche transitorie;
3) Avvio di una raccolta differenziata mirata a frazioni realmente trattabili: umido organico compostabile, inorganico secco indifferenziato (plastica, vetro, alluminio, plastica), misto sporco;
4) Realizzazione della rete degli inceneritori che potranno essere 2+4, 6 o 12 (2 grandi e 4 medio – piccoli; 6 medi, 12 piccoli), ma in ogni caso in Aree Industriali, in cui sarà possibile limitare al massimo la trafila autorizzativa; gli impianti dovranno essere dotati di un sistema che preveda alti rendimenti della produzione di energia, ma soprattutto tecniche per l’abbattimento degli inquinanti negli effluenti prima della loro immissione nell’ambiente, ed inoltre dovranno avere un triplo sistema di controllo ambientale, basato sull’invio in continuo dei dati acquisiti dalle stazioni di monitoraggio, a tre soggetti: l’impianto, l’ARPA e un gruppo ambientalista;
5) Realizzazione di impianti per il trattamento del rifiuto organico:
A) compostiere di 1) condominio, 2) isolato, 3) quartiere e 4) villaggio/paese oppure
B) biodigestori o altri impianti industriali: si potrebbe dare attuazione ai 18 previsti dal piano Lombardo, ultimo ad avere avuto il nullaosta dalla VAS nazionale;
6) Avvio della fase post emergenziale, con l’immediata bonifica delle discariche temporanee, bruciando il materiale secco temporaneamente abbancato;
7) Avvio della gestione ordinaria in cui andranno incentivate tutte quelle iniziative, private, volte alla valorizzazione delle materie prime seconde inorganiche;
1) Con la riduzione del materiale da conferire all’incenerimento, grazie all’implementazione del riuso e riciclo delle materie prime seconde, si potrà avviare un vero e proprio piano per la reale bonifica delle discariche esistenti, bruciando i rifiuti depositati e recuperando i terreni d’interfaccia;
2) In questa fase di risoluzione del problema rifiuti, sarebbe utile rivedere complessivamente la legislazione relativa alla gestione degli inerti, del materiale da dragaggio e degli sfalci che spesso vengono considerati rifiuti speciali al di là di ogni ragionevole logica, complicando le procedure, occupando inutili spazi in discariche o provocando “abusi di necessità”.
Ormai da quasi vent’anni la raccolta dei rifiuti, in Sicilia e in diverse altre regioni meridionali è un problema che si ripercuote sulla qualità della vita dei cittadini. In questi anni si è sistematicamente invocato il ricorso alla raccolta differenziata come unica panacea di tutti i mali, non rendendosi conto che la mancanza di impianti e soprattutto quelli necessari allo smaltimento della frazione inorganica è il punto nodale della questione.
Qualsiasi posizione ideologicamente cocciuta e autoreferente, lascia spazio al mantenimento dello status quo, soprattutto non comprendendo che qualsiasi percorso verso una gestione del sistema rifiuti in Sicilia deve passare attraverso fasi graduali di infra strutturazione dell’Isola.
Emanuele Morabito