Ieri mattina nella Chiesa Madre di San Filippo del Mela, nella scrupolosa osservanza delle prescrizioni sanitarie volte al contenimento epidemiologico del Covid-19, si è svolta la commemorazione del 30° anniversario della morte del Carabiniere Fortunato Arena, Medaglia d’Oro al Valor Militare, con la celebrazione di una Santa Messa, officiata dal parroco e dal Cappellano militare Don Rosario Scibilia, alla presenza dei familiari del caduto, delle Autorità religiose, civili e militari, con la partecipazione di personale dell’Associazione Nazionale Carabinieri delle Sezioni di San Filippo del Mela e Milazzo e di militari dell’Arma in servizio. Successivamente, nella piazza Duomo, di fronte al cippo commemorativo in memoria del Carabiniere M.O.V.M. Fortunato Arena, il Ten. Col. Giuseppe D’Aveni, in rappresentanza del Comandante Provinciale dei Carabinieri di Messina e la vedova del militare caduto, hanno rivolto un indirizzo di saluto e di ringraziamento ai presenti.
L’odierna commemorazione dell’anniversario del sacrificio di Fortunato Arena, è stata significativa per i Carabinieri della Provincia peloritana ed è stata condivisa, in modo sentito, dalla cittadinanza di San Filippo del Mela che, anche quest’anno, ha espresso la propria vicinanza ai congiunti del caduto nel ricordo del valoroso militare il cui esempio di abnegazione, spirito di servizio e senso del dovere spinto fino all’estremo sacrificio, anche dopo 30 anni, è sempre vivo e toccante.
Il Carabiniere Fortunato Arena, originario di San Filippo del Mela, fu ucciso, a soli 23 anni, il 12 febbraio 1992 in un agguato di camorra a Faiano, nel Comune di Pontecagnano (SA), insieme al commilitone Claudio Pezzuto, 29enne leccese, colpiti da colpi di arma da fuoco durante un controllo di routine.
Quel giorno i giovani militari notarono un’auto sospetta, una Nissan–Patrol, che si era fermata in piazza Garibaldi e dalla quale era sceso un uomo per utilizzare una cabina telefonica e, decisero di procedere al controllo del veicolo su cui, quel giorno, si trovavano due latitanti di camorra. Il Carabiniere Arena, chiese al conducente di esibire i documenti di circolazione, mentre il Carabiniere Pezzuto si attestò in posizione di copertura. Visionati i documenti, il Carabiniere Arena tornò verso l’auto di servizio e si sedette al posto di guida per effettuare via radio gli accertamenti di rito.
Nel frattempo il Carabiniere Pezzuto notò una persona nascosta alle spalle del conduttore della Nissan e, impugnata l’arma in dotazione, si avvicinò chiedendo allo sconosciuto di farsi identificare. Costui, però, proditoriamente estrasse una pistola e gli esplose contro numerosi colpi, attingendolo prima ancora che egli potesse far uso dell’arma in dotazione.
Il militare, sebbene ferito, si prodigò nel richiamare, a viva voce, l’attenzione dei passanti, allo scopo di evitare il loro coinvolgimento nella sparatoria.
Contemporaneamente, il malvivente che prima era disceso dalla Nissan per telefonare, estrasse una mitraglietta, che teneva occultata sotto il giaccone, ed esplose numerosi colpi contro il Carabiniere Arena, che si trovava ancora all’interno dell’autovettura militare, attingendolo al fianco sinistro. Il militare, sebbene ferito, rispose al fuoco attraverso il finestrino dell’autovettura, con la sua pistola d’ordinanza, in direzione del malvivente, senza attingerlo.
Gli autori del fatto, poi identificati nei pregiudicati Carmine De Feo e Carmine D’Alessio, furono arrestati il 14 luglio 1992, in Calvanico (SA), e successivamente condannati alla pena dell’ergastolo.
Il 27 maggio 1993, il Presidente della Repubblica ha conferito ai due Carabinieri la Medaglia d’Oro al Valor Militare, in particolare al Carabiniere Fortunato Arena con la seguente motivazione:
“Durante il controllo del conducente di un’autovettura in pieno centro abitato, visto che il commilitone veniva investito da fulminea azione di fuoco da parte di un malvivente nascosto nell’abitacolo, benché colpito a sua volta da micidiali colpi esplosi da brevissima distanza da altro complice, con mirabile coraggio, facendo appello alle ultime forze, rispondeva al fuoco con la propria arma, accasciandosi quindi privo di vita. I malviventi, identificati in due pericolosi latitanti affiliati a spietata associazione criminale, venivano poi catturati e condannati all’ergastolo. Chiaro esempio di elette virtù militari e di altissimo senso del dovere spinti fino al supremo sacrificio”.