Sale l’attesa per il tanto atteso concerto a firma di Fabio Concato e Paolo Di Sabatino Trio in programma sabato 14 ottobre, al ‘Teatro Trifiletti’ di Milazzo, un evento a cura dell’associazione Macondo.
Due artisti che guideranno il pubblico in un viaggio emozionante alla scoperta del nuovo album ‘Gigi’, attraverso il repertorio dei successi di Fabio Concato, riproposto in chiave jazz, con gli arrangiamenti e l’accompagnamento di Paolo Di Sabatino (piano), Marco Siniscalco (basso) e Glauco Di Sabatino (batteria).
Non ci sono dubbi che Fabio Concato ad oggi, rappresenta in Italia una delle più belle certezze della nostra musica d’autore.
Abbiamo avuto modo di scambiare delle domande in anteprima.
L’Intervista esclusiva, all’artista Fabio Concato a pochi giorni dal suo spettacolo al Trifiletti di Milazzo.
Fabio Concato e Paolo Di Sabatino Trio, come nasce questa speciale collaborazione artistica con il fine di proporre in tour un emozionante viaggio alla scoperta del nuovo album ‘Gigi’, e del repertorio dei suoi più grandi successi?
“Ho conosciuto Paolo nel 2011 in occasione della presentazione del suo LP “Voices” in cui aveva chiamato una serie di artisti a cantare delle sue composizioni. Ho dato anch’io il mio apporto all’album di Paolo e da quel momento abbiamo cominciato a frequentarci e a suonare live assieme. Dopo quasi tre anni di concerti abbiamo pensato di registrare un disco dato che ci veniva richiesto sempre dal pubblico dopo i concerti. Così abbiamo registrato un disco intitolato “Gigi”, pubblicato nel maggio scorso, che è uscito anche in vinile qualche settimana fa. Tra me e Paolo c’è stato subito un grande feeling e anche il fatto che lui mi apprezzasse molto ha fatto la differenza. Paolo conosce perfettamente il mio repertorio e da quando abbiamo iniziato a esibirci insieme ci siamo molto divertiti e così abbiamo provato gusto. Ora possiamo dire che c’è un vero e proprio rapporto di amicizia, non è soltanto un mestiere.
L’idea di dedicare una canzone al padre, che da quanto abbiamo letto gli ha dato molto sulla scelta musicale e anche sul piano umano, se la portava con sé da anni ma da dove è scaturita?
“Mio padre Gigi è stata una figura fondamentale per il mio approccio e approdo alla musica: quando tornava dal lavoro riempiva la casa di musica, soprattutto jazz ma non solo, e ci coinvolgeva tutti in questa atmosfera gioiosa fatta di ritmi e melodie brasiliane. Per cui non potevo non omaggiare il responsabile (o l’irresponsabile) del mio amore per la musica. La sua musica, i suoi album e le sue canzoni sono veramente una lunga storia di note, amore ed emozioni, lasciando un segno tangibile nella discografia italiana, dove sta andando a suo parere la musica di oggi e quali prospettive vede… Il mercato pullula di ottimi interpreti, ma il problema è che mancano gli autori: si ascoltano tanti bravi cantanti che però non hanno un “marchio di fabbrica”. Ciò comporta che i brani composti siano difficilmente riconoscibili e che non durino nel tempo, se non una stagione o qualche settimana.
Cosa pensa dei Talent televisivi che hanno sfornato tanti nuovi cantanti?
“Per fortuna e per sfortuna ci sono i talent! Mi spiego: non è che ci siano tante altre occasioni per scoprire i giovani musicisti oggi, perché i discografici hanno abdicato a ciò che dovevano fare e con la rete e il digitale il mercato discografico ha subito una vera e propria rivoluzione. Il fatto che ci siano i talent non è di per sé sbagliato o immorale, sono il modo di proporsi di questi anni e gli strumenti che abbiamo oggi per farci notare. Per questo, per quanto possiamo esserne “spaventati”, non dovremmo demonizzarli”.
Come si fa a conciliare così bene canzone d’autore e jazz?
“Questo non lo so, si tratta di alchimia! Ci sono alcuni miei brani che si prestano molto a essere traslati in chiave jazzistica; questo me l’ha detto Paolo ma mi è stato confermato anche dai suoi colleghi. Io non mi sento un jazzista perché non ho studiato, come dire, non mi sono applicato alla materia, però mi piace sapere che le canzoni che scrivo possono avere anche quella chiave di volta, un nuovo abito. E queste sono esperienze importanti, che ti fanno mettere in gioco, anche quando sono difficili e complicate e per questo ti fanno sentire vivo”.
Quando viene in Sicilia, cosa si aspetta dal pubblico e quali ricordi si porta con sè?
“Penso che la Sicilia è una delle regioni che in assoluto mi ama di più, almeno questa è la sensazione che ho sempre avuto e che hanno avuto i miei musicisti. Lasciamo da parte che i miei nonni i miei bisnonni erano siciliani – poiché il 90% dei miei spettatori in Sicilia non lo sa – ma ho quasi sempre la sensazione di stare a casa mia quando vado in Sicilia e questo mi capita raramente. È come se avessi legami diretti di sangue, sarà un fatto di luce, di suoni, di accenti; tutto questo sembra che mi appartenga. È la stessa sensazione di come avere un amico, un fratello in ogni città della Sicilia.
Quarant’anni di musica, produzioni discografiche e concerti, ma ancora carico per girare l’Italia, dove trova la sua forza e il suo entusiasmo?
“Nel divertimento, semplicemente. Penso che quando smetterò di divertirmi comincerò a fare il pensionato o a fare altro, magari non viaggerò più. Ma finché c’è il divertimento, quel desiderio, che non è soltanto psicologico ma anche fisico, di essere in viaggio, di appartenere a tutti e a nessuno, non smetterò di girare. Sto molto bene a casa mia ma il quarto giorno dopo il mio rientro comincio a guardare le valigie con un po’ di nostalgia perché ho bisogno di prendere e di andarmene che è un fattore psicologico ma probabilmente anche derivante dall’abitudine. In fondo ho scelto questo mestiere perché mi permette di essere in viaggio spesso e di far andare la testa in modo diverso. E poi cantare davanti alla gente che viene lì per te, penso che sia un grande privilegio. Speriamo che questo divertimento duri ancora a lungo. Inoltre è diversa: è una bugia che, siccome il repertorio è sempre quello, tutte le sere siano uguali perché ogni volta si suona in modo diverso e abbiamo un pubblico diverso.
La rivedremo nuovamente a Sanremo, quali i progetti futuri di Fabio Concato?
“Riguardo i progetti futuri, nei limiti, ma non ne faccio più o perlomeno non li progetto più perché progettare non mi appartiene. Ma non escludo niente! Riguardo Sanremo non mi sento anche in questo caso di escludere nulla, perché se uno ci va con lo spirito giusto potrebbe essere molto gratificante”.