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Da sempre Carmelo Aliberti, docente di Lettere di Scuola Superiore e Universitaria, si batte per una giusta collocazione nella scala dei valori nella Letteratura Italiana del Novecento, e non solo, in quanto nella sua lunga trattazione critica parte dal Settecento per arrivare ai giorni nostri. Un percorso e una mole critica, che ben pochi altri autori possono vantare, che gli sono valsi il primo posto fra i Critici Italiani Contemporanei.

I volumi si sono susseguiti a macchia d’olio e la sua instancabile attività giorno dopo giorno ha prodotto nuovi interventi. In questo ultimo periodo, oltre a due romanzi “Briciole di un sogno” e “Il mio mondo finirà con te”, con cui ha voluto rinnovare il romanzo, scaduto nell’usa e getta, valido solo per un’ora di svago, restituendogli valenza storica e dignità artistica, ha aggiunto numerosi interventi su diversi autori del Novecento di cui delinea i caratteri letterari e tra questi Moravia, Dacia Maraini… e giornalisti attuali.

Recenti sono due volumi: Vincenzo Consolo e Michele Prisco. Consolo viene tratteggiato in tutta la sua complessa personalità, in dicotomia tra l’amore per la sua Sicilia, che vorrebbe vedere rinascere (e non rimanere legata a un’abulia passiva) e Milano in cui può svolgere le sue possibilità creative. Partendo dal romanzo d’esordio “La ferita dell’aprile”, “La Sicilia passeggiata”, “L’olivo e l’olivastro”, “Lo spasimo di Palermo” e “Nottetempo casa per casa” il suo capolavoro, mentre altri autori del Novecento, tra cui lo stesso Moravia, erano attenti soprattutto agli argomenti, rivedendo Verga, creatore di una lingua personale e risalente al Manzoni, ricerca uno stile linguistico che contraddistingue l’opera. In questo suo scavo del personaggio, così legato alla terra natia e sospeso tra le due sponde, Aliberti ne fa scaturire forza e debolezze spirituali che nella scrittura si fanno cuore e volo.

Anche l’ultima opera: “Michele Prisco” di Carmelo Aliberti si connota per identica profondità di indagine, lettura viva del pensiero e delle opere dell’autore, così da offrire ai fruitori la possibilità di immediata comprensione della validità dei dettati letterari. Per Prisco, Aliberti iniziando dall’esame del volume d’esordio “La Provincia addormentata” che gli valse il Premio Strega (Opera Prima), continuando con “Una spirale di nebbia”, “I cieli della sera”, “Gli ermellini neri” e “Il pellicano di pietra” che affrontano il tema della borghesia partenopea in decadenza sotto l’incalzare della storia e ne rilevano i limiti e apatia, si avvale di una lingua, che pur colta e accessoriamente di critica, privilegia uno stile piano, di facile approccio per chiunque voglia aggiornarsi nella conoscenza degli autori meritevoli di avere contribuito col loro tassello letterario al grande mosaico della Letteratura Italiana del Novecento. e della migliore narrativa mondiale.

                                                   Lucio Zaniboni